Enrico Caruso ne mangiava un paio prima di ogni esibizione, le amava anche Alberto Sordi. In mare luccicano muovendosi in banchi compatti, il perché lo racconta un’antica leggenda
di Giorgio e Caterina Calabrese
Molti anni fa splendeva nel firmamento una famiglia di stelle piccolissime e luminosissime: le Engranuline. Erano molto vanitose e ogni notte, specchiandosi nel mare, indispettivano le Pleiadi, la Via Lattea e i pianeti strepitando: «Guardate la nostra luce, sembra argento puro e i nostri riflessi come palpitano sulla superficie del mare, ammirateci!». Una notte, la luna piena si rifletteva sul mare facendolo apparire come una distesa di platino. Le stelline rosse dall’invidia cominciarono ad insultarla: «Siccome è più grande di noi si crede bella, ma non vedi che facciona larga che ha?». La luna quindi cominciò a piangere per tutte quelle malignità. Allora Dio perse la pazienza e disse: «Ho ascoltato per anni le vostre voci superbe, ora basta, vi toglierò la voce e vi manderò nel luogo che voi usate come specchio». Così le strappò dal cielo e le buttò in mare.
L’acciuga (Engranulis encrasicholus) vive in banchi compatti che si muovono come un unico corpo e anche in fondo al mare le belle “engranuline” mantengono lo splendore argenteo che le contraddistingue. È una specie in grado di sopportare sbalzi di salinità (eurialina) nell’ acqua ed anche sbalzi di temperatura (euriterma). La riproduzione avviene in prossimità della costa e si prolunga nel periodo estivo fino all’autunno, con un picco tra giugno e luglio. Ogni femmina produce fino a 40.000 uova da cui nascono i famosi e tanto ricercati bianchetti, dall’intenso profumo di mare e dalla pesca vietata. Belle e buone oltre che nel sapore anche nella qualità delle carni. Si pescano sin dai tempi remoti, una prova in tal senso è la più famosa salsa dei Romani, a base di acciughe, cioè il “garum”, che deriva dal più antico “garon” greco, un condimento utilizzato dai popoli del Mediterraneo e dai popoli ellenizzati. Il garum fu introdotto a Roma durante le guerre puniche ed era il condimento per carne, pollo, agnello, verdura. Dal connubio sale-acciuga nasce la benemerita e preziosa acciuga sotto sale, un altro prodotto delizioso, spesso presente sulle nostre tavole.
Alcuni contrabbandieri di sale, montanari occitani, percorrendo le vie del sale, furono i primi importatori: le trasportavano in barili, sotto uno strato spesso di sale. Seguivano le mulattiere che scendevano dalla Costa Azzurra, alla Provenza e al Ponente ligure da Oneglia a Ventimiglia e arrivavano in Piemonte. Il nome acciuga deriva dal latino volgare “apiuva”, per i genovesi “anciua”. Pesce azzurro per eccellenza ricco, anzi ricchissimo, di ottime qualità nutritive. Cento grammi forniscono 131 calorie e 60 mg di colesterolo. Vi troviamo un elevato contenuto di calcio, 148 mg, ferro 2,8 mg, iodio 54 mcg. Zinco 4,20 mcg, proteine 16,8, vitamina A 32 mcg, Omega3- 790. La presenza degli Omega3 nelle acciughe le fa diventare un alimento capace di bloccare la cascata delle citochine (famosa dopo il Covid), quindi è tra i più importanti antinfiammatori presenti in natura, a basso costo.
All’acciuga è attribuito il merito di rendere limpida la voce, tanto da essere amata da famosi cantanti come Enrico Caruso che ne mangiava un paio prima di ogni esibizione. Anche Alberto Sordi nel film Bravissimo obbligava il piccolo allievo a cibarsene abbondantemente. Una base scientifica c’è: l’accoppiata sale e Omega3 che incide sulla limpidezza della voce.
Fonte: La Repubblica.it
Be the first to comment on "Viva le acciughe: ricche di Omega 3, sono antinfiammatori naturali e fanno bene alla voce"