Taranto, bracciante indiano morto nei campi. Indagato il datore di lavoro: «Il suo racconto non è convincente»

Nel riquadro la vittima, Rajwinder Sidhu Singh

Il decesso a Laterza lo scorso 26 maggio, di domenica. La vittima aveva 38 anni, il titolare dell’impresa è indagato per omicidio colposo e caporalato.

di Cesare Bechis

Sono ancora molti i punti da chiarire sulla morte di Rajwinder Sidhu Singh, il 38enne indiano trovato morto il 26 maggio scorso in un fondo agricolo di Laterza (Taranto). Il titolare del terreno, Giovanni Giannico, finora unico indagato per omicidio colposo e caporalato dalla Procura di Taranto, ha sempre sostenuto di aver trovato il lavoratore riverso per terra, svenuto e privo di conoscenza. La notizia è riportata dalla Gazzetta del Mezzogiorno che spiega come il racconto del proprietario terriero non abbia convinto i medici dell’ospedale San Pio di Castellaneta, dove la vittima fu portata. In particolare, dato lo stato del corpo, erano perplessi sull’ora del ritrovamento. A causa di questi dubbi il personale sanitario informò i carabinieri del nucleo operativo, guidati dal tenente colonnello Francesco Marziello e dal maggiore Gennaro De Gabriele, e, a seguire, il procuratore Eugenia Pontassuglia e il pm Filomena Di Tursi, che disposero subito il trasferimento della salma all’obitorio per l’autopsia eseguita dopo la necessaria notifica ai famigliari in India.

Il giallo del contratto e il decesso in un giorno festivo

Dall’esame, i cui risultati si conosceranno nel dettaglio quando il medico legale Liliana Innamorato depositerà la relazione, potrebbero scaturire le conferme o meno alle ipotesi su cui lavorano gli inquirenti ancora impegnati ad approfondire le indagini. E’ importante stabilire l’ora e le cause del decesso, la tempestività o meno dei soccorsi. L’inchiesta punta anche a chiarire il rapporto di lavoro tra la vittima e l’imprenditore. L’ipotesi di reato di caporalato lascia pensare che il 38enne indiano non avesse sottoscritto un regolare contratto di lavoro e che possa essere considerato uno dei tanti braccianti sottopagati e sfruttati nel lavoro nei campi, ma è ancora da accertare. Tra l’altro quel 26 maggio era domenica e una domanda a cui gli investigatori vogliono dare una risposta è perché Singh fosse al lavoro in un giorno festivo. Nel frattempo il corpo è volato in India il 26 giugno scorso, dopo aver ottenuto il nulla osta, con i famigliari giunti nel frattempo in Italia. Il 38enne si chiamava Singh, come l’operaio indiano morto a Latina che subì l’amputazione del braccio destro in un incidente nei campi, che provocò una copiosa emorragia, e fu lasciato davanti alla sua abitazione. Il primo luglio il suo datore di lavoro è stato poi arrestato per l’ipotesi di omicidio doloso.

 

FONTE. CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

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