Il chatbot intelligente di OpenAI, conosciuto come “Chat GPT”, fenomeno del momento, inizia a tremare in Italia.
Il 31 marzo il Garante per la privacy che ha disposto, con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma.
Il Garante privacy, è arrivato a questo provvedimento, per due precisi motivi, lui sostiene di rilevare la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento dell’ intelligenza artificiale creata; e come seconda causa l’Autorità ha voluto evidenziare che, il servizio, rivolto ai maggiori di 13 anni, ha una concreta assenza di filtri per la verifica dell’età degli utenti, esponendo i minori a risposte “non idonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza”.
E non è finita qui, poiché se le disposizioni non verranno rispettate, la società americana dovrà subire enormi problemi economici (sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo), a meno che un rappresentante nello Spazio economico europeo, designato dal Garante della Privacy,comunichi entro 20 giorni le misure intraprese in attuazione di quanto richiesto.
Non ci resta quindi che attendere per verificare effettivamente quando ci sarà la chiusura della piattaforma e come l’azienda statunitense vorrà controbattere.
Savio Rociola
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