“Un’implosione catastrofica” ha distrutto il sottomarino: cosa dicono i primi dati raccolti
“Un’implosione catastrofica” ha distrutto il sommergibile Titan e provocato la morte rapidissima dei 5 passeggeri che puntavano a raggiungere il relitto del Titanic. Il sottomarino è scomparso domenica, poco dopo l’inizio della missione. Il verdetto è arrivato ieri, dopo il ritrovamento di alcuni detriti a 5-600 metri dal Titanic, che giace ad una profondità di circa 3.800 metri. L’analisi dei dati, compresi quelli sonori raccolti dalla marina degli Stati Uniti, collocherebbe l’implosione nella giornata di domenica. Il quadro complessivo della tragedia, però, va ancora definito. L’uso del termine ‘implosione’ da parte delle autorità evidenzia il collasso della struttura del sommergibile, sottoposto ad una pressione enorme a migliaia di metri di profondità.
Non è chiaro a quale ‘punto’ dell’Oceano si trovasse il Titan. Per arrivare al Titanic, servono circa 2 ore di immersione. I contatti con il Titan, grande come un minivan e capace di archiviare in passato la missione in 10-11 ore complessive, sono stati persi 1h45′ dopo l’inizio dell’operazione cominciata domenica. Secondo gli esperti, il Titan sarebbe stato sottoposto ad una pressione di circa 400 kg per centimetro quadrato, un dato superiore centinaia di volte alla pressione che normalmente si sopporta in superficie. In tali condizioni, l’implosione sarebbe avvenuta in maniera rapidissima, senza consentire ai passeggeri di rendersi conto dell’esistenza del problema. “Un’implosione catastrofica è incredibilmente rapida, si verifica in una frazione di millisecondo”, spiega la professoressa Aileen Maria Marty, ex ufficiale della marina e docente alla Florida International University. L’intera struttura è collassata “prima che gli individui all’interno potessero rendersi conto di un problema. Tra i tanti modi in cui si può morire -riassume- questo non è doloroso”.
La violenza dell’evento rende poco plausibile l’ipotesi di recuperare i corpi delle vittime: nonostante ciò, le ricerche continueranno anche con l’obiettivo di individuare altri detriti del sommergibile e raccogliere elementi per arrivare a fare ulteriore chiarezza.
Gullermo Sohnlein, cofondatore della OceanGate – la compagnia che organizzava le esplorazioni con il Titan – invita a non trarre ancora conclusioni. “Ci sono squadre sul posto -dice alla Cnn- e raccoglieranno dati per giorni, settimane, forse mesi. Servirà molto tempo per capire cosa sia successo esattamente lì”.
Fonte: Adnkronos
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