di ROCIOLA Savio
In vacanza non si può andare se non si finisce di litigare. I Jalisse della politica, Renzi e Calenda hanno ancora creato una nuova polemica da programma televisivo, prima di congedarsi per qualche settimana da passare in totale relax.
Questa volta, l’apripista della contesa è stato l’ex ministro dello Sviluppo, che durante il programma televisivo “Agorà estate” ha voluto mettere i puntini sulle i su un divorzio, quello da Italia Viva e Azione, sempre annunciato ma mai effettivamente concretizzato. Chi deve lasciare il gruppo unico di Azione-Iv per primo? Una questione che sembra tra le più complicate del momento, dato che il leader di Azione, Calenda, risponde dicendo: “Dipende da loro perché c’è un problema: loro sono stati eletti con un logo che aveva dentro il mio nome, quindi io non posso andarmene via da un gruppo che si chiama anche Calenda. Possono andarsene loro, lo facessero quando gli pare”.
Come ogni guerra contesa, la risposta della controparte non si è fatta attendere, proprio per proseguire lo storytelling di una fiction di odio e amore lunga quanto intersecata. Alcune fonti d’Iv hanno smentito di netto la convinzione di Carlo Calenda: “A differenza di quanto affermato da Calenda ad Agorà, il gruppo non ha il nome di Carlo Calenda. Il gruppo di cui Calenda fa parte assieme a altri nove senatori si chiama Azione-Italia Viva-Renew Europe”, hanno dichiarato.
In effetti, una verifica su entrambi i siti dei due rami politici, va a confermare la versione dei renziani: «Calenda» era soltanto il nome più visibile di un grande simbolo servito per presentarsi alle politiche, il partito della “novità”, del diverso, l’ormai disperso, ma a quanto pare intramontabile, come la migliore soap opera, “Terzo polo”. Si può quindi dire che Calenda e company possono uscire per primi indenni e senza colpi, o ora ne rimane questione di poltrone e orgoglio? In caso di separazione, gli uomini di Calenda, dovrebbero provare a costituire un gruppo al Senato, dove però Azione non avrebbe, a meno di ingressi ulteriori, i numeri per non finire nel “calderone” tanto snobbato in sede di campagna elettorale, cioè nel Misto dove risiedono i partiti di Bonelli e Fratoianni.
C’è chi resta e conferma di voler rimanere centrista (Renzi) e chi, pur smentendo in ogni momento, si avvicina a un’alleanza organica con la Schlein e Conte, continuando fortemente ad ammiccare alla destra, come avviene in diverse regioni, tipo in Puglia, a meno che non sia la calura estiva a creare qualche sbandamento e indecisione (Calenda); una cosa è certa il divorzio sulla carta ancora non avviene, alle europee non si sa ancora come si arriverà e la fiction politica continua ancora… è una campagna comunicativa alternativa?
Savio Rociola
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