di ROCIOLA Savio
Nella costante evoluzione del panorama tecnologico, la sicurezza digitale dei minori emerge come una priorità pressante. La società contemporanea si trova di fronte a una sfida sempre più complessa: la crescente diffusione dei reati informatici e del cyberbullismo, con una particolare attenzione agli impatti su minori e giovani.
Importante ruolo, nel panorama del mondo educativo, lo ha la scuola, istituzione capace di far germogliare il seme della crescita giovanile e che per questa tematica ha sempre una visione oculata del fenomeno, anche grazie a dirigenti scolastici o amministrazioni comunali, sensibili al tema. Il I circolo didattico “Giovanni Bovio”, di Ruvo di Puglia, ha recentemente affrontato la questione, analizzando la ricaduta del Cyberbullismo e dei reati informatici nel mondo scolastico, talvolta “investito” da fenomeni di questo tipo, ospitando un evento che ha visto la presenza di diverse figure impegnate attivamente sulla tematicha, tra cui la sottosegretaria di Stato per l’istruzione e il merito, Paola Frassinetti.
Anche Antonio de Chirico, Responsabile del Security Operation Centre (SOC) di Exprivia, è intervenuto in quel di Ruvo di Puglia, per poi raccontarci qualcosa in merito al suo intervento e a questo mondo “spesso sottovalutato”, sottolineando proprio come non sempre sia presente un vero e proprio lavoro sinergico di prevenzione tra famiglia, scuola e istituzioni.
“Diversi Comuni e Dirigenti scolastici colgono e sono promotori di queste iniziative, proprio perché vogliono sensibilizzare ragazzi, genitori e professori. Il problema è la risposta della cittadinanza, che, causa impegni oppure per mancanza di sensibilità o di conoscenza delle reali problematiche che queste tematiche possono portare, non partecipano a questi eventi” ha dichiarato Antonio De Chirico, prima di analizzare che nonostante gli sforzi delle istituzioni, emerge un problema di partecipazione da parte della cittadinanza: “La percentuale di genitori che partecipa a questa tipologia di incontri è minima, quella dei professori altissima, mentre i ragazzi, che spesso si sentono i Superman della situazione, ritenendosi inattaccabili da questo tipo di problematiche, partecipano in gran numero solo quando gli incontri sono organizzati durante l’orario scolastico”, per poi proseguire rivolgendo un appello al mondo della politica, affinché si impegni nello stanziare fondi mirati, anticipando il concetto di prevenzione anziché cura. Un’analisi del rischio e una costante formazione sono chiavi per affrontare il problema.
Negli anni Sessanta, Marshall McLuhan coniò il termine “villaggio globale”, anticipando il pericolo implicito dell’iperconnessione nel successivo lavoro, “War and Peace in the Global Village”, riflettendo su questa prospettiva. L’avanzamento tecnologico, ha portato con sé nuove sfide, tra cui il cyberbullismo, un fenomeno rientrante nella sfera dei reati informatici. Come evidenziato da De Chirico, tali episodi talvolta si verificano perché vengono sottovalutati, e il senso di proibizione può spingere a compiere azioni di cui non si è pienamente consapevoli e si finisce per maneggiare una sorta di boomerang, veicolato dai dispositivi cellulari, che genera comportamenti denigratori o violenti. “Non pensiamo al cyberbullismo soltanto come atto di violenza, ma come atto denigratorio in generale, paragonabile a quello che era anticamente lo sfottò di gruppo, che oggi ha risonanza enorme grazie ai social”
“La facilità con cui si può avere la diffusione attraverso i social media e l’utilizzo dello smartphone come appendice personale, quindi uno strumento utilizzato costantemente, è semplicemente un modo per far vedere cosa si è capaci di fare e non ci si rende conto che la semplice caduta di un compagno di scuola, è un momento di vergogna, a maggior ragione la diffusione online di una foto della caduta, crea un grandissimo imbarazzo e conseguente disagio”
Può quindi bastare una sola giornata (7 febbraio) contro bullismo e cyberbullismo e il giorno precedente per il “Safer Internet Day”? A quanto pare no, perché come dichiarato da Antonio De Chirico, la prima soglia di attenzione alla questione deve esserci giornalmente in ambito familiare e bisogna predisporre costantemente giornate formative, contestualizzate a un percorso di crescita progressiva finalizzate al dare evidenza ai ragazzi di quello che si è appreso grazie alle problematiche analizzate e relative soluzioni valutate. “Bisogna pur sempre puntare a delle soluzioni e non solo ai problemi, ad esempio fornendo uno strumento per genitori e ragazzi, come un applicazione per proteggersi, strumenti per la denuncia, un certo modello di comunicazione per il supporto, tutti elementi su cui oggi purtroppo si è carenti”
L’intervista poi si è conclusa con la discussione in merito alle nuove tendenze o minacce emergenti nel panorama della sicurezza informatica che potrebbero rappresentare rischi particolari per i minori e il mondo scolastico, domanda alla quale il Responsabile del SOC di Exprivia ha risposto facendo riferimento all’intelligenza artificiale e al suo utilizzo in modo banale: “Uno strumento che può essere utilizzato per aiutare l’uomo nelle proprie attività, talvolta diventa un qualcosa che offusca le menti. Sarebbe opportuno indicare ai ragazzi come adoperarlo adeguatamente e quali sono i benefici di uno strumento di questo genere. Ottimizzare un lavoro già svolto, permette di sviluppare le proprie capacità cognitive in maniera maggiore, apprendendo una metodologia o una soluzione diversa, ma avendo, in autonomia, già risolto il problema”
Formazione continua, sensibilizzazione, attenzione e coinvolgimento devono essere necessariamente i rampini per scalare una montagna alla cui cima è possibile trovare una maggiore sicurezza e consapevolezza nei confronti di un mondo ricco di pro e contro, ma affrontabile sicuramente con un bagaglio pieno di esperienze e strumenti che facciano vedere il tutto diversamente ma sicuramente con più sicurezza e concretezza.
Savio Rociola
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