Prof. Rodia: «Un 25 aprile senza pregiudizi»

di Cosimo Rodia

 Ogni anno, con l’approssimarsi del 25 aprile, si compiano almeno due errori. 1. Far passare la Resistenza come la grande opposizione al Regime, di una sola parte politica, ovvero quella comunista. 2. Il secondo errore, che porta nocumento alla stessa memoria della Resistenza, è di trasformare la commemorazione, in polemica politica (quest’anno contro il governo di centrodestra), probabilmente per affermare una identità mai sbiadita di sinistra, d’essere guardiani contro le supposte minacce fasciste.

Prof. Cosimo Rodia

In ordine al primo punto, va fatta una precisazione di ordine storico: a fianco alle Brigate Garibaldi, comuniste (guidato da Longo, Secchia…), hanno operato, con un notevole contributo di vite umane, anche le Brigate Matteotti (socialiste, con capi leggendari come Sandro Pertini e Giuseppe Saragat); le formazioni di “Giustizia e Libertà” di Ferrucci Parri; le Fiamme Verdi, cattoliche (che costituirono brigate e divisioni attive soprattutto nel bresciano e nel bergamasco); le Brigate Osoppo operanti soprattutto in Friuli e Veneto, che raggruppavano volontari di ispirazione laica, liberale, socialista e cattolica.

Formazioni, dunque, di diverse estrazioni ideologiche (comunisti, socialisti, socialdemocratici, liberali, cattolici, repubblicani) che hanno coinvolto circa 250 mila italiani (tra uomini, donne e ragazzi). Così, rappresentare la Resistenza, come l’azione eroica di una sola parte politica, è evidentemente un modo surrettizio.

La Resistenza è stato un movimento massivo di lotta, in cui migliaia di uomini hanno messo a repentaglio la propria vita, per la libertà (e per la democrazia che sarebbe nata) e che ha coinvolto uomini e donne di diversa estrazione ideologica.

Oltre alle Brigate Verdi, non si deve dimenticare, poi, il tributo di sangue pagato dal clero, con circa 2000 uomini, tra sacerdoti, suore, seminaristi, vescovi; (per non parlare infine della violenza, passata alla storia come la strage dei preti, dei partigiani comunisti, che mossi da una furia ideologica, uccisero 130 preti, compresi quelli perseguitati dai comunisti Titini in Istria). Eppure anche questo tributo è passato in sordina.

Una costatazione viene da fare per spiegare, poi, il secondo punto: La scelta di buttarla in politica, è un vecchio atteggiamento dei comunisti, che sono stati sempre guardinghi col nuovo che si dipanava in Italia, tanto che dal 1945 al 1974 molti membri delle brigate Garibaldi (parliamo di una stima che supera 77 mila volontari, come ci dicono gli archivi, aperti dopo la caduta del muro di Berlino) conservarono le armi, usate nel periodo resistenziale, formando una sorta di milizia paramilitare, finanziata probabilmente dalla Jugoslavia e addestrati a Mosca, col fine di opporsi ad eventuali regressioni della democrazia.

Ecco, la vigilanza, i comunisti italiani l’hanno esercitata per quasi vent’anni, su un doppio binario e probabilmente ha lasciato in loro una diffidenza di base: la convinzione di vedere il fascismo resuscitare, per quanto sia abbondantemente consegnato alla storia.

Ora, sarebbe il tempo di commemorare le feste nazionali della nostra repubblica democratica, esaltandone i valori, senza polemiche contingenti, opposte tra l’altro ai valori incisi nella Costituzione, scaturita dalla Resistenza e scritta con la vita di circa 45 mila morti, proprio per difendere l’idea di Libertà.

Allora, l’eredità resistenziale, che ha permeato la nascita della Repubblica, sia la memoria condivisa con la certezza che senza memoria non c’è futuro.

Se si guarda alla storia dell’Italia repubblicana, le contese sull’eredità della Resistenza hanno attraversato le vicende politiche, con una ricorrente manipolazione del passato.

La storia è stata spesso usata per distorcere la realtà dei fatti accaduti, non rendendo, alla fine, un buon servizio né alla ricostruzione storica (sempre offuscata e dimentica per alcuni temi e avvenimenti), né alla trasmissione dei valori di libertà, giustizia e pace per i quali i resistenti combatterono e molti perirono.

Dunque, Buon 25 aprile, senza pregiudizi di sorta.

 

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