All’udienza generale il Papa parla della preghiera di contemplazione e la definisce il “respiro” del rapporto dell’uomo con Dio: nel Vangelo c’è un’unica, grande chiamata, quella a seguire Gesù sulla via dell’amore, “carità e contemplazione sono sinonimi”
Adriana Masotti – Città del Vaticano
Apre l’udenza generale di oggi la lettura del Salmo 8,2.4-6.10 che recita: “O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza […]. Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi? Davvero l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato…”. E’ un inno di lode a Dio che nasce dalla contemplazione delle sue opere.
La contemplazione dipende dal cuore
La dimensione contemplativa dell’essere umano, afferma Papa Francesco dando inizio alla sua catechesi “è un po’ come il ‘sale’ della vita: dà sapore, dà gusto alle nostre giornate”. E si può contemplare guardando sorgere il sole, ascoltando una musica, leggendo un libro o davanti ad un’opera d’arte o ancora davanti “a quel capolavoro che è il volto umano”. Contemplare, afferma Francesco, “è un modo di essere” ma “essere contemplativi non dipende dagli occhi, ma dal cuore”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
E qui entra in gioco la preghiera, come atto di fede e d’amore, come “respiro” della nostra relazione con Dio. La preghiera purifica il cuore e, con esso, rischiara anche lo sguardo, permettendo di cogliere la realtà da un altro punto di vista. Il Catechismo descrive questa trasformazione del cuore da parte della preghiera citando una famosa testimonianza del Santo Curato d’Ars: “La contemplazione è sguardo di fede fissato su Gesù. ‘Io lo guardo ed egli mi guarda’, diceva al suo santo curato, il contadino di Ars in preghiera davanti al Tabernacolo. […] Tutto nasce da lì: da un cuore che si sente guardato con amore. Allora la realtà viene contemplata con occhi diversi.
La luce dell’amore del Padre
Nella contemplazione amorosa, prosegue il Papa, basta uno sguardo, “basta essere convinti che la nostra vita è circondata da un amore grande e fedele da cui nulla ci potrà mai separare”. Così era per Gesù il cui segreto, nei momenti più difficili della sua esistenza terrena, era “la relazione con il Padre celeste”. Francesco ricorda l’episodio della Trasfigurazione collocato dai Vangeli proprio nel momento critico della missione di Cristo “quando crescono intorno a Lui la contestazione e il rifiuto” perfino da parte dei discepoli. “Proprio nel momento in cui Gesù è incompreso – osserva il Papa – proprio quando tutto sembra offuscarsi in un vortice di malintesi, è lì che risplende una luce divina”, la luce dell’amore del Padre.
Nel Vangelo contemplazione e azione non sono contrapposte
Papa Francesco prosegue la sua riflessione facendo notare che ci sono stati maestri di spiritualità che hanno contrapposto la contemplazione all’azione, esaltando coloro che scelgono di fuggire dal mondo per dedicarsi solo alla preghiera ma, dice, questo “è un dualismo che non appartiene al messaggio cristiano”. Quindi il Papa prosegue:
C’è un’unica grande chiamata, una grande chiamata, nel Vangelo, ed è quella a seguire Gesù sulla via dell’amore. Questo è l’apice, è il centro di tutto. In questo senso, carità e contemplazione sono sinonimi, dicono la medesima cosa. San Giovanni della Croce sosteneva che un piccolo atto di puro amore è più utile alla Chiesa di tutte le altre opere messe insieme. Ciò che nasce dalla preghiera e non dalla presunzione del nostro io, ciò che viene purificato dall’umiltà, anche se è un atto di amore appartato e silenzioso, è il più grande miracolo che un cristiano possa realizzare. E questa è la strada della preghiera di contemplazione: io Lo guardo, Lui mi guarda e lì, atto di amore nel dialogo silenzioso con Gesù che fa tanto bene alla Chiesa.
Ai fedeli: ricordatevi il Rosario
A conclusione dell’udienza, Papa Francesco rivolge a tutti i fedeli un invito a recitare il Rosario, in questo mese mariano, “per invocare la fine della pandemia e la ripresa delle attività sociali e lavorative”, seguendo la maratona che coinvolge i Santuari nel mondo. Ai fedeli di lingua italiana, in particolare, ricorda di unirsi spiritualmente alla Supplica alla Madonna del Rosario che si terrà sabato prossimo 8 maggio a mezzogiorno al Santuario di Pompei.
fonte: Vatican News
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