Il Pontefice ha inviato un messaggio rivolto ai partecipanti al convegno organizzato alla Lumsa per ricordare i trent’anni dalla morte e i dieci dalla beatificazione di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia a Palermo nel 1993. La sua testimonianza, ha ricordato, “ha fruttificato e ci ha donato molte opere di bene e di pace”. La preghiera, infine, per le popolazioni di Ucraina, Israele e Palestina
Michele Raviart – Città del Vaticano
“La totale inconciliabilità tra ogni organizzazione criminale, mafia, camorra o ‘ndrangheta e Vangelo” è stata ribadita da Papa Francesco in un messaggio rivolto al rettore della Lumsa Francesco Bonini e ai relatori del convegno “la voce del sangue”, organizzato martedì 12 dicembre a Roma per ricordare i trent’anni dal martirio di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia a Palermo il 15 settembre davanti la sua abitazione, e i dieci anni dalla sua beatificazione. L’iniziativa, promossa dalla Lumsa insieme alla Fondazione vaticana cardinale Salvatore De Giorgi, dimostra, scrive il Papa, quanto stia a cuore la testimonianza di tanti sacerdoti che, come don Puglisi, “ogni giorno nel nascondimento, senza cercare i riflettori, contrastano la criminalità unicamente con una vita aderente agli insegnamenti evangelici”.
Un tesimone misericordioso dell’amore del Padre
“Un sacerdote buono, testimone misericordioso dell’amore del Padre, nel quartiere di Brancaccio, a Palermo, dove era parroco”, don Puglisi “voleva togliere la sua gente, soprattutto i giovani dalle grinfie della mafia”. Per questo, dal forte monito contro i mafiosi pronunciato da San Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi di Agrigento il 9 maggio 1993, “la Chiesa non si stancherà mai di ribadire con forza”, sottolinea Francesco ricordando l’omelia pronunciata nella spianata di Sibari del 21 giugno 2014, che “coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!”.
L’invito a pregare per le popolazioni senza pace
La testimonianza, il martirio e il sangue versato da don Puglisi, conclude il Papa, “sono diventati davvero un seme che in questi trent’anni dalla sua morte ha fruttificato e ci ha donato molte opere di bene e di pace”. Quella pace, aggiunge “che manca a tanti nostri fratelli e sorelle che portiamo nel cuore, come le popolazioni dell’Ucraina, di Israele e di Palestina”, per cui il Pontefice invita a non stancarsi mai di pregare.
fonte: Vatican News
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