di M. Michela Nicolais
«Non fare i ficcanasi nell’anima degli altri». È l’indicazione per i confessori, rivolta a braccio dal Papa al termine del suo discorso ai partecipanti al XXXI Corso sul foro interno promosso dalla Penitenzieria apostolica. Francesco ha raccomandato loro l’esempio di San Giuseppe, nell’anno a lui dedicato, ‘uomo giusto e fedele’, e si è soffermato sull’«atteggiamento religioso che nasce da questa coscienza di essere peccatore perdonato, che deve avere il confessore».
«Accogliere in pace, accogliere con paternità», l’invito: «Ognuno saprà com’è l’espressione della paternità: il sorriso, gli occhi in pace… Accogliere offrendo tranquillità e poi lasciar parlare».
«Tante volte il confessore se ne accorge che il penitente ha una certa difficoltà ad andare avanti con un peccato»: la raccomandazione, in questo caso, per il Papa è quella di «non fare domande indiscrete».
«Ho imparato dal card. Piacenza una cosa», ha rivelato: «Quando lui vede persone in difficoltà e si capisce cosa è, dice: ‘Ho capito’. Andare avanti, non far loro più dolore, non torturarle. E poi non fare delle domande: ti stai facendo il film nella tua mente?».
«Nelle basiliche c’è una opportunità tanto grande di confessare – ha fatto notate il Papa – ma purtroppo i seminaristi che sono nei collegi internazionali si passano la voce, e anche i preti giovani: ‘In quella basilica puoi andare in quel confessionale, o in quell’altro, ma in quello non andare: quello sarà uno sceriffo che ti torturerà!».
«Essere misericordiosi non significa essere manica larga», ha puntualizzato Francesco: «Significa esser fratello, padre, consolatore. Prega e torna ogni volta che hai bisogno: perché qui troverai un padre, un fratello. Per favore, non fare il tribunale di esame accademico! Non fare i ficcanasi nell’anima degli altri! Padri, fratelli misericordiosi».
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