Omicidio Gravina, dà fuoco alla moglie nell’auto, poi l’aggressione brutale. Prima di morire, la donna confida tutto alla figlia: «Mi ha chiusa tra le fiamme»

Maria Arcangela Turturo

Giuseppe Lacarpia, 65enne, ha cercato di uccidere la moglie 60enne, Maria Arcangela Turturo. Un video di 15 secondi girato da due testimoni lo incastra. Quindici anni fa era finito in carcere per il tentato omicidio del figlio

di Nicolò Delvecchio

Avrebbe dato fuoco all’auto in cui c’era la moglie per ucciderla e poi, dopo che la donna era riuscita a fuggire, l’avrebbe immobilizzata sull’asfalto, mettendosi con le ginocchia sull’addome e bloccandole lo sterno con le braccia. La donna, poi portata in ospedale, sarebbe riuscita a confidare alla figlia, poco prima di morire, che il marito aveva intenzionalmente dato fuoco all’autovettura.

L’ennesimo caso di femminicidio arriva da Gravina in Puglia. La vittima è una donna di 60 anni,  Maria Arcangela Turturo. Il marito – fermato dalla polizia – è il 65enne Giuseppe Lacarpia, nel cui passato ci sono ripetute violenze ai famigliari. Compreso un tentativo di uccidere il figlio, motivo per il quale era anche finito in carcere 15 anni fa.

La confidenza alla figlia

Al suo arresto si è aggiunti grazie soprattutto grazie a quanto la donna, arrivata morente in ospedale, è riuscita a confidare alla figlia: «Mi voleva uccidere», «Mi ha messo le mani alla gola», «Mi ha chiuso in macchina con le fiamme».
La pressione esercitata dall’uomo sul corpo della 60enne, che non è morta nel rogo, le avrebbero causato varie fratture e un arresto circolatorio.
Per questo, con le accuse di omicidio aggravato e premeditato, la polizia di Stato ha fermato il marito, che ora si trova in carcere.

Il video di 15 secondi che incastra il marito

Fondamentale, ai fini delle indagini e del fermo di Lacarpia, è stato un video di 15 secondi girato con il cellulare da una ragazza che in quel momento passava lì con la macchina insieme al fidanzato e un amico. «Il video, a dispetto della breve durata, consegna un oggettivo e indiscutibile elemento a carico dell’uomo nel cagionamento doloso della morte della moglie», si legge nel decreto di fermo. «Si nota l’uomo a cavalcioni sulla donna stesa supina a centro strada e a circa 7 metri dall’auto completamente avvolta dalle fiamme. L’uomo tiene entrambe le mani premute sul petto della donna, che si dimena e batte ripetutamente un braccio sull’asfalto. Durante il video si sentono distintamente le urla della ragazza che sta riprendendo indirizzate all’uomo e urla frasi “lasciala”, “ma che stai facendo”.
«Abbiamo visto delle fiamme molto alte e inizialmente abbiamo pensato che fosse un incendio causato dalle foglie, ma quando ci siamo avvicinati il nostro amico ha detto: “No, quella è una macchina”. Poi abbiamo rallentato e abbiamo abbassato i finestrini, sentendo delle urla di una donna che gridava aiuto», ha detto la ragazza agli inquirenti. Poi il racconto prosegue: «C’era la donna a terra sdraiata e un uomo in ginocchio di lato a lei che aveva le mani su di lei, sembrava sul petto. La donna, muoveva le mani e le braccia come a volerlo spostare. Arrivati a quel punto i ragazzi volevano uscire dalla macchina per aiutare la signora, ma sinceramente avevo paura che l’uomo avesse un’arma (…) Noi abbiamo gridato: “Ma che stai facendo?” e lui non rispondeva».
Lacarpia, stando a quanto raccontato dalla ragazza, si sarebbe alzato per poi tornare sulla moglie. «Ho pensato di fare un video perché il signore sopra la donna non si allontanava e allora ho detto “basta, adesso faccio il video!” e ho iniziato a riprendere». Subito dopo sarebbe poi arrivata un’altra auto con a bordo degli altri ragazzi che avrebbero aiutato la vittima. «La aiutavano allontanandola dall’auto in fiamme, mentre l’uomo si avvicinava alla macchina ancora in fiamme e prende la borsetta della donna che era fuori dall’abitacolo (…) e si mette sul ciglio della strada e non dice niente». La stessa ragazza, poi, si sarebbe avvicinata alla donna per chiederle come stesse: «Mi ha detto frasi che non mi riesco a dimenticare: “Mi voleva togliere davanti!”, in dialetto (…) diceva di chiamarsi Maria Turtura e che aveva dolori al petto».

Il tentato omicidio del figlio

Nel passato dell’uomo c’è però anche il tentativo di uccidere, quasi 15 anni fa, il figlio,  intervenuto per sedare una lite tra i genitori. In quella occasione, il padre lo avrebbe ferito con un coltello e, per questo, era finito in carcere. Oggi avrebbe dovuto sottoporsi a una visita medica dopo il ricovero delle scorse settimane per problemi neurologici.

Le liti con la moglie per problemi economici

«Mamma mi disse che sentiva che l’avrebbe uccisa», ha messo a verbale una delle figlie della coppia. É stata lei a raccontare agli agenti che il padre era spesso violento e che per ben tre volte la madre era finita in ospedale a causa delle aggressioni subite. «Era violento, si ammazzavano di botte», avrebbe
dichiarato sulle liti che avvenivano in casa tra i due coniugi, spesso provocate – a quanto emerge – dai debiti che l’azienda del 65enne, specializzata nell’allevamento di mucche e produzioni casearie, aveva contratto.
Per questo la 60enne avrebbe spesso avrebbe lasciato il tetto coniugale per rifugiarsi a casa delle figlie. «Stava da me o da mia sorella dieci giorni e poi tornava a casa», ha riferito una delle ragazze.

Il caso di San Severo

Il caso ha subito riportato alla mente due di cui si sono ampiamento occupati le cronache pugliesi e nazionali. L’ultimo in ordine di tempo è quello di Lucia Salcone, la 47enne di San Severo (nel Foggiano) morta lo scorso 28 settembre in circostanze apparentemente molto simili: l’auto su cui viaggiava con il marito è uscita di strada, ha colpito un albero e ha preso fuoco. Le fiamme non hanno lasciato scampo alla 47enne e l’uomo, l’imprenditore agricolo Ciro Caliendo, ora indagato per omicidio, è rimasto ustionato. Nei giorni scorsi, dopo l’autopsia, si sono svolti i funerali della donna, alla quale ha partecipato anche il marito.

E il precedente di Michelle

Nel febbraio 2023, invece, a Santeramo in Colle – non distante da Gravina – la 56enne Michelle Baldassarre si tolse la vita dandosi fuoco, dopo essersi ferita con un coltello. Le indagini stabilirono che si trattava di suicidio, il marito non risultò mai indagato per la sua morte. É stato però condannato a 7 anni per i maltrattamenti che avrebbe inflitto alla moglie e alle due figlie durante il matrimonio.

 

fonte: GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

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