I verbali della confessione del culturista, reo confesso dell’assassinio dei genitori. “La morte di papà? Ricordo solo che ho stretto molto forte”. Incaricati oggi tre specialisti per la perizia psichiatrica
di ENRICO CAMANZI
Bolzano – Un primo litigio. Benno che se ne va in camera, guarda un po’ Netflix e si addormenta. Il papà Peter che entra nella stanza da letto del figlio e – lui dice – lo sveglia. Un nuovo bisticcio. Stavolta riguardo questioni di soldi. Una replica di un film già visto. Ma, stavolta, con un finale diverso. Un finale da film horror.
Le due liti fra Benno e Peter
La ricostruzione di quel pomeriggio – era lunedì 4 gennaio – emerge dai verbali degli interrogatori in cui Benno Neumair, il trentenne insegnante alle scuole medie con la passione del fitness, ha confessato di aver assassinato la madre Laura Perselli, 68 anni e il padre Peter Neumair, 63, insegnanti in pensione. Gli stralci dei colloqui fra Benno e i pm sono stati rivelati dalla trasmissione Mediaset “Quarto grado”.
La prima lite fra Benno e il padre si è accesa dopo che la madre Laura è uscita per andare a trovare la nonna di Benno, malata, che sarebbe fra l’altro morta di lì a poco. Peter avrebbe rinfacciato al figlio di non fare nulla in casa e di non dare una mano neanche dal punto di vista economico.
A quel punto Benno dice di essere andato in camera da letto per evitare ulteriori discussioni. “Ho acceso il computer per fare un corso di sicurezza del lavoro – si legge nei verbali – Poi ho acceso Netflix. Ero molto stanco e mi sono addormentato”.
Poco dopo il padre sarebbe entrato in camera. Avrebbe attaccato ancora Benno. I due avrebbero parlato delle continue richieste di soldi del ragazzo ai genitori. Poi l’ex insegnante avrebbe messo a confronto Benno, scioperato e apatico, con la brillante sorella Madè, medico chirurgo in un ospedale a Monaco di Baviera. “Mi sono sentito così alle strette, così male, così senza una via d’uscita – spiega Benno ai magistrati – Mi rifugio in camera e vengo incalzato e anche se voglio stare in pace non riesco a trovare la pace. Io volevo solo il silenzio e non stare più male”
Scoppia la furia omicida
E’ il momento. La mente del giovane culturista fa clic. Sono gli ultimi attimi di vita di Peter Neumair. Il racconto di Benno è drammatico. “L’ho zittito – dice Benno – Ho preso dalla bacinella di plastica, dove ho gli attrezzi (pesi e corde, ndr), la prima corda da arrampicata che ho trovato. Eravamo in corridoio, siamo cascati insieme per terra, ma non so se l’ho strozzato da dietro o da davanti. Ricordo solo che ho stretto molto forte. Poi sono rimasto seduto, sdraiato in corridoio”.
Passa qualche minuto. I pensieri si affastellano nella mente del figlio, appena trasformatosi in parricida. Su tutti dominano due idee. Come liberarsi del corpo del padre? E cosa fare con mamma Laura? La seconda ha presto una risposta. Tragica. Laura Neumair sta rientrando. “Mi sono di nuovo agitato sentendo il rumore del cellulare e poi subito dopo il rumore del chiavistello – racconta l’insegnante supplente – Mi sono mosso verso la porta: è entrata la mamma. Avevo ancora il cordino in mano e mi è venuto di fare la stessa roba, senza nemmeno salutarla”.
Incongruenze e depistaggi
Nei momenti immediatamente successivi il duplice omicidio Benno alterna attimi di confusione a sprazzi di lucidità imperniati su un unico obiettivo: liberarsi dei corpi dei genitori. Ai pm avrebbe detto di essere andato su un ponte e aver gettato i telefoni dei suoi. Poi si contraddice. Dice di essere rientrato a casa e di avere visto il cadavere della madre, esanime all’ingresso. “Lì c’erano i pantaloni con dentro il mio telefono e ho telefonato alla mamma – sostiene con i pm – Ero contento che il telefono squillasse perché poteva significare che mi fossi sognato tutto”.
I magistrati, in realtà, sono convinti che il patito di fitness abbia premeditato il duplice assassinio. Un indizio? Il messaggio che Benno invia la mattina di quel 4 gennaio, quando i genitori sono ancora vivi, alla ragazza con la quale trascorrerà la notte.
Il giovane promette all’amica che andrà da lei, a Ora, una ventina di chilometri da Bolzano, utilizzando la Volvo V70 dei genitori, un’auto che praticamente gli era stato vietato di guidare. Segno, questo, che il ragazzo aveva progettato da tempo la mattanza. E poi ci sono la bottiglia di acqua ossigenata trovata nell’auto il giorno in cui Benno la porta a lavare dopo la scomparsa dei genitori. Ma anche la boccetta di anestetico che – lo ha rivelato la trasmissione Rai “Chi l’ha visto” – Benno avrebbe trafugato l’11 novembre nello studio dentistico dove si era recato per farsi curare alcune carie.
Il confronto con la sorella
Madè, la sorella di Benno, medico chirurgo in Germania, in una lettera resa nota qualche giorno fa, ha sempre detto di essere stata convinta dall’inizio delle responsabilità del fratello nella morte dei genitori. Il confronto fra i due, dopo la sparizione di Laura e Peter, è duro fin dalle prime battute, anche perché Benno avrebbe atteso a sporgere denuncia, rassegnandosi a presentarsi dai carabinieri dopo il pressing della sorella. E’ molto preoccupata Madè la mattina del 5 gennaio quando, come rivelato da “Chi l’ha visto?”, chiama il fratello perché non riesce a mettersi in contatto con i genitori.
“Ti prometto che non ho nessuna idea di quello che possa essere successo a mamma e papà nemmeno la più piccola”, dice Benno alla sorella. Poi la rimprovera per i toni accusatori usati nei suoi confronti. Al che Madè replica, chiarendo i suoi sospetti. “Tu dormi sempre a casa – dice a Benno – E la notte che loro sono scomparsi tu non hai dormito a casa”. A quel punto il bodybuilder prova a scaricare la colpa su altri, facendo cenno a dei soldi che i genitori avrebbero prestato a una collaboratrice domestica che aveva lavorato nell’appartamento di via Castel Roncolo. Benno parla di un prestito da “ventimila o trentamila euro” e chiede a Madè se rivelare il dettaglio ai pm. La sorella lo rintuzza: “Erano seimila”. Al che Benno getta un ombra sul marito della donna. “L’hai mai conosciuto? La mamma ti ha detto se è un tipo violento?”. “No, diciamo che non lo conosco”, replica la sorella. La risposta finale di Benno rivela addirittura una patina di razzismo. “Non puoi mai sapere, questi mariti meridionali”, è la stupefacente accusa del giovane.
Tre esperti per la perizia su Benno
Intanto arrivano novità anche sul fronte del processo – forse con il rito immediato – che attende Benno. Sono tre i periti nominati oggi dalla giudice per le indagini preliminari Carla Scheidle per effettuare una perizia psichiatrica e psicologica, in incidente probatorio, sul trentenne accusato – e reo confesso – dell’omicidio e dell’occultamento dei cadaveri dei suoi genitori. I periti sono: Eraldo Mancioppi, psichiatra trentino, Marco Samory, psicologo padovano esperto in psicodiagnostica e testistica, e Isabella Merzagora, psicologa criminologa di Milano. I periti, che saranno formalmente incaricati in un’udienza che si svolgerà il 1 aprile, dovranno rispondere a una serie di quesiti:
Benno era capace di intendere e di volere al momento dell’omicidio? È socialmente pericoloso? È in grado di partecipare coscientemente al processo?
fonte: Il Giorno
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