Parallelamente all’inchiesta della Procura militare, procede quella della magistratura ordinaria
Autore: Mario Diliberto
Maltrattamenti, abusi, insulti e vere e proprie molestie sessuali. Sono questi gli ingredienti della presunta storia di “nonnismo” e arbitri che si sarebbe consumata a bordo di una nave della Marina Militare italiana nel corso di una missione all’estero. Una brutta storia che è sintetizzata nei capi di imputazione contestati dal procuratore militare di Napoli Giovanni Barone ad un ufficiale di 44 anni, originario di Roma e comandante dell’unità all’epoca dei fatti, e a due sottufficiali, entrambi di 43 anni, uno della provincia di Lecce e l’altro di Salerno.
Per i tre, infatti, il procuratore militare ha già chiesto il rinvio a giudizio con l’imputazione di violenza, minaccia e ingiuria a inferiore. Mentre sulla vicenda si sono spalancati anche i riflettori dei giudici ordinari ai quali spetterà valutare la sussistenza di contestazioni più gravi. Ipotesi che, scorrendo gli episodi riportati nelle imputazioni formulate dalla procura militare appare piuttosto concreta.
I fatti contestati
Restando ai fatti contestati dal procuratore Barone, però, emerge un clima di vessazioni che sulla nave avrebbe visto come vittime tredici militari. Alcuni ufficiali, ma anche giovani reclute in ferma annuale. Tra loro anche cinque ragazzi tarantini, tre dei quali sono rappresentati nel procedimento dagli avvocati Giovanni Vinci e Antonella Notaristefano. Si tratta di giovani reclute, un ragazzo e due ragazze che sarebbero stati bersaglio di atteggiamenti davvero deprecabili da parte dell’ufficiale ma anche dei due sottufficiali imbarcati con il compito di sovrintendere alle cucine di bordo. In quei locali i ragazzi avrebbero dovuto sopportare atteggiamenti sconcertanti.
Le ragazze sarebbero state anche palpeggiate pesantemente e costrette a subire allusioni sin troppo esplicite a sfondo sessuale, accompagnate da un linguaggio volgare e sessista. Anche il giovane sarebbe stato apostrofato con frasi omofobe e atteggiamenti umilianti, sempre di impronta smaccatamente maschilista nel peggiore senso del termine.
Sconcertanti anche le condotte contestate all’ufficiale che sarebbe arrivato persino a lanciare frutta contro i suoi sottoposti, non lesinando termini offensivi e ingiurie.
Un quadro avvilente che è emerso dopo le denunce presentate alla procura militare dalle vittime al loro rientro dalla missione in acque internazionali. A quei racconti sono seguiti gli accertamenti da parte dei vertici della Marina che, come sempre, ha puntato a fare subito chiarezza e a evidenziare eventuali responsabilità. Stando a quanto si è appreso, le testimonianze hanno confermato le versioni delle vittime e solo uno dei militari chiamato a illustrare quanto avveniva a bordo avrebbe cercato di ricondurre il tutto ad una sorta di clima goliardico legato alla tradizione militare.
Un ridimensionamento che, in verità, sembra davvero fare a pugni con quanto si legge nelle lunghe imputazioni contestate ai tre militari nella richiesta di rinvio a giudizio del procuratore Barone. Il procedimento militare ora vivrà una tappa di fondamentale importanza tra due giorni, quando la richiesta di processo per i tre imputati passerà al vaglio del gip presso il Tribunale militare di Napoli. Mentre sotto traccia si sta muovendo l’indagine della procura ordinaria che dovrà evidenziare e eventualmente contestare reati più gravi.
Fonte: quotidianodipuglia.it
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