In Gujarat sei pagine di annunci funebri in una città dove secondo il governo ci sarebbero solo 13 vittime. Nei terreni abbandonati di Mumbai pire improvvisate per bruciare i corpi. L’Alta Corte di New Delhi: “Non è un’ondata, ma uno tsunami”.
New Delhi (AsiaNews) – I numeri ufficiali sui morti per Covid-19 in India continuano a segnare un record ogni giorno. Ma potrebbero ugualmente essere solo una piccola parte delle vittime reali della pandemia. L’ultimo bollettino diffuso oggi parla di 346.786 nuovi casi e 2.624 morti nelle ultime 24 ore nel Paese. Eppure basta guardare il numero di necrologi sui giornali e le immagini delle pire improvvisate per la cremazione dei corpi in tante città per capire che forse si tratta di cifre ampiamente sottostimate.
La situazione è riassunta in maniera efficace da una serie di tweet postati oggi dal Gujarat, proprio lo Stato in cui il premier Modi ha costruito la sua ascesa, dal giornalista Deepak Patel. Citando l’edizione locale della città di Rajkot del quotidiano Sandesh, Patel parla di 6 pagine su 17 dedicate ai necrologi contro l’unica pagina consueta di un mese fa. “Sono 267 necrologi – commenta – in una sola edizione di un quotidiano locale. Contro i dati ufficiali diffusi sulla giornata di ieri che parlano di appena 13 morti per Covid-19 a Rajkot. Verrebbe da chiedersi perché ci sia stato bisogno di aprire tre nuovi crematori in città”. E non è solo un problema di quella zona: “Le stesse statistiche in Gujarat registrano quattro morti per Covid-19 in altrettanti distretti – Morbi, Bhavnagar, Surendranagar e Dwarka – e addirittura nessuna vittima ad Amreli e Porbandar”.
Intanto nuove pire per la cremazione dei corpi continuano a spuntare ovunque, perfino nei terreni abbandonati di Mumbai e della capitale Delhi. Un dato di fatto che sta portando molti in India a pensare che le morti quotidiane per Covid-19 possano essere anche 10 volte di più rispetto alla cifra ufficiale.
Nelle ultime ore, intanto, a New Delhi si è dovuta registrare una nuova tragedia in un ospedale: 20 malati di Covid-19 sono morti perché il Jaipur Golden Hospital ha esaurito le scorte di ossigeno. I treni speciali allestiti dal governo per portare i rifornimenti continuano a non reggere il ritmo necessario e i singoli Stati indiani si contendono le scorte limitate. Intervenendo sulla questione l’Alta Corte di New Delhi ha dichiarato che quella che l’India sta affrontando “non è un’ondata di Covid-19, ma uno tsunami”. Anche il ritmo delle vaccinazioni – finora indicate dal governo Modi come la via d’uscita – sta rallentando: ieri le dosi somministrate sono state poco più di 2,5 milioni, quasi un milione in meno rispetto a due settimane fa.
E adesso sono in molti anche a dire che una catastrofe di queste proporzioni poteva essere evitata: fino a pochi giorni fa l’India, infatti, ha lasciato che proseguissero come se nulla fosse i comizi politici per le elezioni in corso in alcuni Stati e il pellegrinaggio indù del Kumbh Mela, eventi che hanno radunato milioni di persone. Molti pellegrini tornati dal Gange stanno diffondendo il contagio: sono già tra i morti o i ricoverati negli ospedali. E in tutti gli Stati, proprio nel mezzo di questa seconda ondata della pandemia, i laboratori per i test sono stati ulteriormente sovraccaricati perché i governi locali hanno disposto lo screening obbligatorio per chi tornava dal Kumbh Mela.
Sul quotidiano The Hindu Suhasini Haidar punta il dito anche sulla cosiddetta “diplomazia del Covid” portata avanti da New Delhi. “Concentrarsi sui bisogni dell’India in quanto a vaccini, farmaci e ossigeno – scrive – sarebbe stato anche nell’interesse del mondo per la lotta alla pandemia. Invece il 29 gennaio il premier Modi nel suo discorso di Davos ha diffuso il messaggio sbagliato che l’India aveva sconfitto il Covid e lo ha anche poi ripetuto in parlamento. Il Paese non si è preparato alla crisi rafforzando le strutture sanitarie, ma ha continuato a esportare l’equivalente di un mese del fabbisogno nazionale di vaccini”.
fonte: Asia News
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