L’Inter vince lo scudetto: è campione d’Italia per la diciannovesima volta

L’Atalanta non va oltre l’1-1 con il Sassuolo e scatta la festa Inter. Conte: «Tra i successi più importanti della mia carriera, per me non era facile venire qui e sfidare la Juventus»

di Alessandro Bocci

Lo scudetto sul divano. O meglio, sul tetto. Il presidente dell’Inter Steven Zhang, l’ad Alessandro Antonello e il ds Piero Ausilio si sono affacciati dal tetto della sede del club a Milano per festeggiare con le sciarpe, mentre sotto in strada proseguivano i caroselli dei tifosi in auto. Anche l’ad Beppe Marotta è arrivato in sede, sventolando una maglia nerazzurra dal finestrino della macchina.

Conte collegato da casa

Se il presidente Zhang scrive sui social «Grazie a tutti», l’indiscusso protagonista del titolo, Antonio Conte, ha risposto alle domande di Rai2 collegato da casa: «Quest’anno penso che è stato fatto uno step che ci ha permesso di vincere il campionato. Ora godiamoci il presente poi penseremo al futuro. Abbiamo un mese per giocare le ultime 4 partite e vivere questa gioia». Poi a chi gli chiedeva perché avesse cambiato la sua fase tattica tradizionale replicava: «Abbiamo alternato le fasi di gioco imparando anche a costruire dal basso per obbligare gli avversari ad attaccarci e scoprirsi» ha risposto Conte . «Questo rientra tra i successi più importanti della mia carriera. Per me non era una scelta facile andare all’Inter quando la squadra non era attrezzata per vincere ed era l’avversaria della Juventus, squadra dove ho allenato e giocato per tanto tempo. C’erano tutte le situazioni più negative, ma ho accettato la sfida con voglia e penso che il lavoro abbia ripagato tutti i sacrifici fatti. Momento chiave? Siamo stati bravi a prendere le critiche per dare di più e compattarci». Infine Conte ha concluso: «Dedico lo scudetto alle persone che mi sono vicine, mia moglie mia figlia i miei fratelli e soprattutto Lele Oriali, che mi ha aiutato tantissimo».

Nella storia

È il diciannovesimo titolo della storia, il primo dopo 11 anni di sofferenze. Antonio Conte aveva iniziato il fantastico filotto con la Juventus e adesso lo interrompe alla fine di una cavalcata trionfale. L’Inter vince comodamente in poltrona, grazie al Sassuolo che ha fermato l’Atalanta sull’1-1. Ma lo scudetto non era in pericolo. Se la squadra di Gasperini avesse vinto, i nerazzurri avrebbero festeggiato a San Siro, sabato prossimo, contro la Sampdoria. Invece lo stop dei nerazzurri di Bergamo ha lanciato quelli di Milano, e la metà interista della città è esplosa, con il club che ha twittato chiedendo ai tifosi di festeggiare in modo responsabile: «Ora è il momento della festa: di tutti gli interisti. Una gioia che si sprigiona genuina ma che invitiamo a esprimere nella maniera più responsabile possibile: siamo campioni anche in questo!».

La stagione

La questione è chiusa da diverse settimane. Nella scorsa stagione l’Inter aveva perso, proprio in finale, l’Europa League. Stavolta si prende il campionato, che vale molto di più. Un trionfo nel segno del totem Lukaku, ma anche di una squadra a immagine e somiglianza dell’allenatore. L’Inter non avrà un gioco spettacolare, ma una chiara identità: ripartenze, velocità, fame. E verso la fine è diventata pure cinica. La difesa di ferro, la velocità di Hakimi, l’acquisto più azzeccato, la definitiva consacrazione di Barella, ma anche il recupero di due giocatori che in estate sembrano solo ingombranti: Perisic e Eriksen. Il danese, anche a gennaio, è stato lungamente sul mercato. Ora è un titolare.

L’avvio difficile

La stagione non era cominciata nel migliore dei modi. Conte aveva deciso di ripartire con il baricentro alto nel tentativo di offrire una squadra più spettacolare. Un 3-4-1-2 che all’esordio, contro la Fiorentina, rischia un clamoroso tracollo. I nerazzurri, a tre minuti dal novantesimo, sono sotto 3-2 in casa e riescono, con la forza della disperazione, a vincere 4-3. In assoluto l’inizio è stato in salita. Il pareggio all’Olimpico contro la Lazio, la sconfitta nel derby d’andata per mano di Ibrahimovic, autore di una doppietta. Sino all’esclusione, clamorosa dalla Champions a dicembre: fuori dagli ottavi ma anche dall’Europa League. Il primo momento di svolta a novembre, dopo la soffertissima vittoria per 4-2 con il Torino. Lukaku, il leader, ha parole durissime: così non si va da nessuna parte. Con un risultato immediato: il 3-0 di Sassuolo. La prima Inter dominante, seconda in classifica, al pari con gli emiliani, 5 punti sotto il Milan. Conte contro De Zerbi ripresenta il 3-5-2, abbassando il baricentro di dieci metri e tornando all’antico, il caro, vecchio contropiede. L’eliminazione dalla Champions e dall’Europa League, ultima nel girone, è uno schiaffo ma serve a spronare ancora di più i contiani.

La cavalcata del ritorno

Il 2-0 a San Siro contro la Juventus, regina degli ultimi 9 anni, una partita dominata anche sul piano tattico, fa capire ai nerazzurri che può essere l’anno buono. Il ritorno è una cavalcata trionfale. L’Inter comincia con un perentorio 4-0 al Benevento e non si ferma più. Espugna Firenze in scioltezza e rifila tre gol alla Lazio, scavalcando il Milan e centrando il primo posto. Il 3-0 nel derby, rivincita del girone di andata, vale il primo tentativo di fuga. Una striscia di 11 vittorie, interrotta con il pareggio di Napoli. Ma lo scudetto, ormai, è al sicuro. Bastava aspettare il momento giusto. Ed è arrivato, nella prima domenica di maggio. L’Inter e la sua gente possono festeggiare.

 

fonte: Corriere.it

 

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