Da San Pacomio a Sant’Alessandro: soli e isolati in mezzo al nulla, salvano la loro vita grazie agli spiriti celesti. Ecco i loro racconti
di don Marcello Stanzione
Al tempo dei Padri del deserto (monaci, eremiti e anacoreti che nel IV secolo, dopo la pace costantiniana, abbandonarono le città per vivere in solitudine nelle terre desertiche), c’era un santo monaco eremita. Aveva vissuto a lungo con altri monaci e con un maestro. Poi si era addentrato nel più profondo deserto per vivere una vita di maggiore penitenza. Tutte le mattine, dopo il risveglio e la preghiera, si recava ad attingere acqua per le necessità della giornata.
“Andrò a vivere vicino all’acqua”
Ma il pozzo era lontano e lui sempre più vecchio. Così pensava di trasferirsi in una grotta più vicina alla sorgente. Un giorno, tornando a casa con il pesante orcio pieno di acqua, più affaticato del solito, pensava: “Domani raccoglierò le mie poche cose e andrò a vivere più vicino all’acqua”. Mentre così pensava, fu sorpreso di sentire un fruscio dietro di sé. Si voltò e vide un angelo con un gran libro aperto, che contava i suoi passi e scriveva: duemilacento… duemilacentouno…duemilacentodue…. Il vecchio monaco trasalì di stupore, ma l’angelo lo rassicurò: “Continua a camminare, non aver paura. Sto annotando i tuoi dolorosi passi sul Libro della Vita. Ricordati: niente va perduto davanti al Signore”.
Il giorno dopo il santo eremita trasferì la sua residenza… ma per andare un po’ più lontano dalla sorgente. “Ho conosciuto, dice Palladio parlando di san Giovanni l’anacoreta, un solitario che per dieci anni non gustò nessun cibo terreno; ogni tre giorni, un angelo gli poneva in bocca un alimento celeste che gli faceva da nutrimento e da bevanda”.
Il cibo angelico
Un altro monaco godeva dello stesso favore. Ma gli accadde di commettere una grave colpa, allora chiudendosi in una caverna, coricato sul cilicio e la cenere, egli non si rialzò, non cessò di piangere, fino a che la voce di un angelo si fece intendere in sogno, e questa voce diceva: “Il Signore ha accettato la tua penitenza… i fratelli che hai avvisato stanno per portarti delle eulogie e tu te ne nutrirai rendendo grazie a Dio”. In altri termini, tu sei perdonato, ma non contare più su di un cibo angelico.
L’angelo di San Pacomio
San Pacomio è l’iniziatore della vita cenobitica; egli fondò il monastero di Tabenna, come lo narra il suo storico, su invito di un angelo. “Essendosi allontanato molto nella solitudine, egli giunse nel deserto chiamato Tabenna. Là, prolungandosi più che d’abitudine, egli che prima non aveva mai avuto delle visioni, sentì una voce celeste che gli diceva: “Fermati qui e costruisci un monastero, molti verranno a te, e tu li condurrai a Dio secondo la regola che ti mostrerò”.
E, subito, gli apparve un angelo portatore di una tavola sulla quale era scritta una regola o forma di vita, che i religiosi di Tabenna non hanno smesso di osservare”. Somozeno aggiunge che, ben spesso, in seguito, il sant’uomo ebbe dei colloqui con gli angeli. San Teodoro, suo caro discepolo, ne fu ugualmente favorito.
Il pane di Sant’Alessandro
I Bollandisti continuano questa enumerazione. Gli angeli procurano da mangiare ai religiosi di Sant’Alessandro, fondatore dell’Ordine degli Acemeti. Nel mentre che un brav’uomo estrae il suo pane dal forno, un personaggio misterioso si presenta inopinatamente a lui e gli dice: “Porta questi pani ai servi di Dio che non hanno nulla di che nutrirsi”.
San Sisoe è frequentemente visitato dagli angeli; essi vogliono portarlo in cielo, ma egli chiede loro il tempo per fare penitenza. San Simeone lo Stilita aveva un angelo familiare il cui volto brillava come il sole; egli apparve pubblicamente ai suoi funerali.
L’anima in cielo di Sant’Eutimo
Sant’Eutimo vedeva sovente degli angeli assisterlo nel Santo Sacrificio; la sua anima, sotto gli occhi di San Gerasimo, suo discepolo, fu portata in cielo da una truppa angelica. San Simeone Stilita il giovane riceve dagli spiriti celesti il dono dei miracoli e la potenza sui demoni; il suo angelo familiare lo avvisò al momento della sua morte.
E’ così che i deserti della Tebaide e i lauri dell’Oriente ricevevano la visita degli spiriti angelici.
Fonte: Aleteia
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