Ankara si è posta l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalle armi e dai sistemi forniti dai suoi partner esteri
Il nuovo ambizioso progetto di difesa integrato Steel Dome (cupola di acciaio) riafferma l’intenzione della Turchia di raggiungere la propria indipendenza nella protezione del suo spazio aereo, andando a coronare anni di investimenti nell’industria del settore. Soprattutto nell’ultimo decennio, Ankara si è posta l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalle armi e dai sistemi forniti dai suoi partner esteri attraverso un significativo sviluppo tecnologico nel campo della difesa, fino ad arrivare alla produzione di sofisticati droni da combattimento che hanno innescato una domanda senza precedenti, portando le esportazioni di prodotti difensivi a un picco di oltre 5,5 miliardi di dollari nel 2023, rispetto al precedente record di 4,4 miliardi di dollari del 2022.
Lo scorso febbraio, ha inoltre completato con successo il primo volo l’aereo da combattimento turco di quinta generazione, Kaan, la cui produzione di massa dovrebbe essere avviata nel 2028 con il fine di sostituire gradualmente, a partire dal 2030, la vecchia flotta di F-16 dell’Aeronautica militare. “I progetti che abbiamo iniziato anni fa si stanno ora trasformando in aerei, carri armati, navi, missili e razzi che sono motivo di orgoglio per tutti noi. La Turchia sta scrivendo un’epopea nel campo dell’industria della difesa”, ha detto il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Il via libera alla realizzazione di un “ombrello di sicurezza” in grado di competere con l’Iron Dom di Israele rappresenta pertanto solo l’ultimo tassello della politica intrapresa da Ankara per ergersi a leader nell’industria difensiva.
Il progetto relativo alla realizzazione dello Steel Dome è stato approvato martedì 6 agosto nel corso di una riunione ad Ankara della commissione esecutiva dell’Agenzia dell’industria per la difesa, presieduta da Erdogan. L’obiettivo è quello di combinare le varie tipologie della difesa aerea turca, tra radar e vari sistemi di armamenti, in un’unica rete in grado di monitorare in tempo reale l’intero spazio aereo nazionale, anche con l’integrazione dell’intelligenza artificiale. Il presidente dell’Agenzia dell’industria per la difesa, Haluk Gorgun, ha sottolineato che nel corso della riunione “sono state fatte importanti valutazioni sul livello raggiunto dall’industria della difesa turca, sugli obiettivi futuri e sui progetti cruciali”. “Una delle decisioni più importanti che abbiamo preso riguarda lo sviluppo del progetto Steel Dome”, che “sarà realizzato con il sostegno delle nostre aziende”.
“Come industria della difesa turca, con il sostegno della nostra nazione e dello Stato, continueremo il nostro lavoro con una determinazione ancora maggiore”, ha aggiunto Gorgun. In un messaggio pubblicato su X, il vicepresidente turco Cevdet Yilmaz ha definito l’approvazione del progetto una “decisione storica”. “Utilizzando tutti i mezzi diplomatici per la stabilità e la pace a livello regionale e globale, siamo determinati a portare il nostro Paese a una posizione molto più forte contro ogni tipo di minaccia”, ha scritto Yilmaz.
Contribuiranno alla realizzazione dello Steel Dome importanti aziende di difesa turche, come Aselsan, Roketsan e MKE. Secondo il progetto, la rete di difesa aerea integrata sarà caratterizzata da quattro livelli: raggio molto corto, corto raggio, medio raggio e lungo raggio. Molti dei componenti, in particolare quelli dei sistemi a corto e medio raggio, sono già nell’inventario militare della Turchia.
Steel Dome è descritto come un “sistema di sistemi” per via della sua integrazione di vari sistemi di difesa aerea indigeni. Il progetto incorporerà anche tecnologie avanzate, tra cui l’intelligenza artificiale, dando vita così una rete di difesa aerea multistrato. I sistemi lavoreranno insieme per fornire una protezione completa contro un’ampia gamma di minacce aeree, dai missili a bassa quota ai droni, fino agli aerei ad alta quota. Lo Steel Dome mira quindi a creare uno scudo di difesa aerea integrando sensori, moduli di comunicazione, stazioni di comando e di controllo, e strumenti decisionali basati sull’intelligenza artificiale. Il progetto, così pensato, non solo migliorerà le capacità di difesa della Turchia, ma fungerà anche da deterrente contro potenziali minacce.
La posizione geografica della Turchia occupa un ruolo chiave nell’intera regione, soprattutto alla luce di quanto sta avvenendo sul fronte dell’Europa orientale, con il conflitto in Ucraina, e in Medio Oriente, caratterizzato dalla guerra nella Striscia di Gaza e dal crescente rischio di escalation. A livello strategico Ankara può quindi vantare una significativa influenza, anche forte del fatto che l’esercito turco è il secondo più grande della Nato. La realizzazione dello Steel Dome rappresenterebbe inoltre per l’Occidente un passo utile ad allontanare ulteriormente la presenza russa dal continente: non dovrebbe infatti rientrare nel progetto il sistema di difesa aerea russo S-400, acquistato nel 2017 dalla Turchia per 2,5 miliardi di dollari (anche se mai utilizzato né schierato) in polemica con Stati Uniti e Ue, accusati da Ankara di essersi rifiutati di fornire una difesa adeguata alle minacce missilistiche. Una mossa che in Occidente ha alimentato il timore che Mosca possa raccogliere informazioni e dati utili sulle operazioni di difesa e sugli aerei della Nato. Non a caso, in risposta alla consegna del sistema di difesa dalla Russia, gli Usa hanno impedito alla Turchia di acquistare e lavorare sul programma di caccia di ultima generazione F-35.
fonte: Nova News
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