I Nerazzurri hanno giocato, contro i più forti, e meglio retribuiti al mondo, e lo ha fatto alla pari. E si tratta dell’ultima squadra italiana ad aver vinto in questa competizione, con Mourinho, nell’anno dell’indimenticabile Triplete
di Pietro Mancini
LA PROVA DEGLI ITALIANI – L’Inter si è battuta, al massimo delle sue possibilità, ed è uscita sconfitta, ma non battuta. E il suo fantastico pubblico ha tributato allo squadrone l’applauso, che va a chi ha dato tutto. Il calcio italiano porta a casa zero tituli, ma ha dimostrato di essere tornato competitivo. Ed è già un grosso passo in avanti.
COSA NON HA FUNZIONATO – Nei giorni, che hanno preceduto la finale, molti osservatori dicevano: se Haaland e De Bruyne sono in serata, non ci saranno chances per Barella e compagni. Ma, se fossero un po’ sottotono, tatticamente, sarebbe la partita ideale per l’Inter. È andata così. Peccato che fossero sottotono anche tutti gli attaccanti del club milanese… Le italiche gufate e gli sfottò fanno parte del gioco. Anzi, sono l’essenza del calcio. A patto di non esagerare, come ha fatto qualche ministro milanese, e milanista, pro-tempore.
UN GIOCO ALLA PARI – A freddo, l’Italia sportiva dovrebbe chiedere SCUSA all’Inter. Perché ha giocato, contro i più forti, e meglio retribuiti al mondo, e lo ha fatto alla PARI. Puoi essere Juventino, milanista o napoletano. È pura obiettività. L’Inter è l’ultima squadra italiana ad aver vinto la Champions, con Mourinho, nel 2012, l’anno dell’indimenticabile Triplete. Ed è ultimo club italiano finalista, con i campioni d’Inghilterra, a Istanbul. La Juventus non la vince da 27 anni. Il Milan da 16. Il problema me lo porrei: quando torneranno in finale ? Ma, soprattutto, quando se la giocheranno, alla pari, come ha fatto l’Inter, con il City del galattico coach spagnolo, Pep Guardiola.
COMUNQUE GRAZIE – Nello sport, certo, vincere fa la differenza. Ma una stagione, lunga 57partite, va valutata con altri parametri. E l’Inter è passata dagli abissi ai picchi, dalla noia all’esaltazione. Un mese fa, il più giovane e il più bravo (in panchina) dei Fratelloni Inzaghi, Simone, 47 anni, piacentino, era contestato da numerosi, esigenti tifosi e non sicuro della riconferma come coach. Sabato ha ricevuto i complimenti del tanto celebrato collega, Guardiola. Lo squadrone nerazzurro ha regalato emozioni. Tante. E, in tre occasioni, con Dimarco, Lukaku e Gosens, è arrivato a una distanza infinitesimale dal goal. Grave, soprattutto, l’errore del belga ex Chelsea. E, quindi, grazie, oggi più che mai! Inzaghi ha schierato sei italiani, tra titolari e subentrati dalla panchina: un segnale di remontada del calcio nostrano, dopo l’amarezza dei due Mondiali visti in tv. E Francesco Acerbi, 35 anni, fedelissimo di Simone dai tempi della Lazio, ha annullato Haaland (costato al club inglese 100 milioni di euro !). I nerazzurri sono arrivati a un passo dalla Champions con un undici di partenza dai costi contenuti, frutto di operazioni mirate e senza follie. Spesa minima e resa massima, aguzzando l’ingegno con qualche colpo “low cost”. Ben sette titolari contro il City sono costati meno di 10 milioni ciascuno, solo tre sopra i 20.
L’INNO NERAZZURRO – Non resta che concludere con le belle parole di “C’è solo l’Inter”, l’inno di Elio e le Storie tese, cantato dai tifosi, guidati dal Presidente del Senato, Ignazio La Russa, ultrà nerazzurro, al termine della finalissima:
“A me, che sono innamorato,
Non venite a raccontare
Quello che l’Inter deve fare
Perché, per noi, niente è mai normale:
Nè sconfitta né vittoria.
Che tanto è sempre la stessa storia.
Un’ora e mezza senza fiato
Perché c’è solo l’Inter…..”. O no?
Fonte: OGGI
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