È iniziata la guerra commerciale: nel mirino di Trump ci sono scambi per 1.500 miliardi di dollari. Pechino e Canada annunciano contromosse. In tilt i mercati azionari
Se i dazi sui prodotti europei sono ancora una promessa minacciosa («Abbiamo preso la decisione, e la annunceremo a breve: saranno del 25%», aveva detto Donald Trump a fine febbraio, in occasione del primo consiglio dei ministri del suo governo), quelli contro Canada, Messico e Cina sono da oggi 4 marzo una realtà. La guerra commerciale è dunque iniziata e i mercati finanziari sono già andati in tilt. L’annuncio di ieri di tassare un mercato di merci dal valore complessivo di 1.500 miliardi di dollari ha infatti innescato un crollo delle azioni globali e spinto al ribasso i rendimenti obbligazionari, mentre sono scesi sia il peso messicano che il dollaro canadese.
Trump: «Niente dazi per le imprese che si spostano negli Usa»
In un post sul social Truth, Trump ha offerto la sua ricetta alle aziende che vogliono sottrarsi all’incremento della tassazione. «Niente dazi per le imprese che si spostano negli Stati Uniti» ha scritto il Presidente.
Borse in profondo rosso, Wall Street brucia
Già da questa mattina, tutte le principali Borse europee sono in rosso: il Ftse Mib di Piazza Affari ha chiuso in rosso del 3,41%, perdendo oltre mille punti e scivolando sotto quota 38 mila (tra i titoli più colpiti quelli del comparto automotive: Stellantis crolla a -10,16%, Stmicroelectronics -8,37% e Iveco a -7,73%). Anche Wall Street prosegue in deciso calo: il Dow Jones cede 662,23 punti (-1,53%), lo S&P 500 perde 90,31 punti (-1,54%) – che ha cancellato così tutti i guadagni accumulati dal giorno delle elezioni presidenziali, il 5 novembre scorso, mandando in fumo complessivamente 3.400 miliardi di dollari -, il Nasdaq è in calo di 252,29 punti (-1,37%).
Ue: «Da nuovi dazi Usa rischio per il commercio globale»
Intanto, la Ue ha posto l’accento sul fatto che la decisione di Trump rischia di interrompere il commercio globale, creando «inutili incertezze in un momento in cui la cooperazione internazionale è più cruciale che mai». Ma gli effetti negativi potrebbero manifestarsi nel giro di breve anche all’interno degli Stati Uniti. Secondo gli economisti americani, i dazi su Canada e Messico, che da soli coprono un valore di oltre 900 miliardi di dollari di importazioni annuali verso gli Stati Uniti, rappresenteranno una grave battuta d’arresto per tutta l’economia nordamericana, che è altamente integrata. Per molti commentatori, la decisione di Trump costerà alle famiglie americane migliaia di dollari nei negozi di alimentari, alle stazioni di servizio e al banco delle farmacie.
Trudeau: «Dazi del 25% su 107 miliardi di merci Usa»
Anche per i nuovi dazi sulle merci importate da Canada e da Messico negli Stati Uniti si tratta del 25%, mentre per le risorse energetiche canadesi l’imposta è del 10%. Il primo ministro Justin Trudeau ha ribadito che «nulla giustifica queste misure americane» e che «a una guerra che non vedrà vincitori e che farà male alle famiglie statunitensi, il Canada risponderà a partire da mezzanotte» applicando dazi del 25% su 107 miliardi di dollari di merci statunitensi. Le nuove tariffe canadesi entreranno in vigore per 20 miliardi di dollari di merci contemporaneamente a quelle statunitensi, mentre i dazi sui restanti 87 miliardi saranno applicati tra 21 giorni. «Le nostre tariffe rimarranno in vigore fino a quando l’azione commerciale degli Stati Uniti non sarà ritirata», ha fatto sapere Trudeau in un comunicato. E anche il premier dell’Ontario Doug Ford ha dichiarato alla Nbc che «risponderemo ai dazi come non hanno mai visto prima», aggiungendo che gli impianti automobilistici del Michigan probabilmente chiuderanno entro una settimana e che l’Ontario fermerà le spedizioni di nichel e la trasmissione transfrontaliera di elettricità agli Stati Uniti.
La Cina aumenta dazi su pollo, grano e cotone made in Usa
Sempre ieri sera, Trump ha detto che anche per la Cina ormai «non c’è più spazio» per un accordo che eviti i dazi limitando i flussi di Fentanyl negli Stati Uniti: per questo la tassa sui prodotti cinesi da oggi raddoppia (passando dal 10 al 20%) come punizione nei confronti di Pechino per «non aver preso misure adeguate» per fermare le spedizioni dell’oppioide sintetico in America. Intanto, il ministero del Commercio cinese ha promesso contromisure con un inasprimento fra il 10 e il 15% dei dazi a seconda dei beni importati dall’America (i più tartassati saranno pollo, grano, mais e cotone), mentre ha già presentato un ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Secondo la Cina, l’ultimo aumento delle tariffe della Casa Bianca viola gravemente le regole del Wto e mina le basi per la cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti. In verità, già a febbraio Pechino aveva contestato al Wto la precedente mossa Usa di aggiungere una tariffa del 10% sulle merci cinesi. Tuttavia, il meccanismo del Wto per la risoluzione delle controversie commerciali è di fatto inoperativo sin dal primo mandato del presidente Trump.
Sheinbaum: «Se entrano in vigore le tariffe, abbiamo un piano di riserva»
E il Messico? Dopo aver evitato la prima tornata di dazi di Trump grazie a un accordo dell’ultimo minuto per l’invio di migliaia di truppe al confine settentrionale, il Paese ha intensificato gli sforzi anti-droga e ha accennato a nuove misure sulle merci cinesi importate. A quanto pare, però, a Trump non è bastato. Ma a differenza del Canada, che ha subito risposto con contromisure, la presidente messicana Claudia Sheinbaum al momento sta alla finestra in attesa di vedere che cosa succederà. Finora la sua linea è stata di «trovare una soluzione negoziata» e, così, anche se Sheinbaum ha annunciato che risponderà con iniziative concrete («Se entrano in vigore le tariffe, abbiamo pian di riserva»), in realtà attende la telefonata con The Donald prevista per giovedì prossimo. Potrebbe essere fondamentale per una soluzione a breve dei dazi entrati oggi in vigore. Uno scenario che, tra l’altro, confermerebbe le previsioni degli analisti della Bbva, che stimano una veloce uscita di scena della misura. Perché con i dazi al Messico, gli Stati Uniti hanno solo da perdere, soprattutto sulla competitività a livello globale.
fonte: CORRIERE DELLA SERA
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