di Flavio Bini, Raffaele Ricciardi
Il rilancio di Joe Biden sulla campagna vaccinale fa accelerare i listini mondiali nell’ultima seduta della settimana. Il presidente Usa ieri ha annunciato che l’obbiettivo dell’amministrazione americana è completare 200 vaccinazioni nei primi 100 giorni del mandato, un traguardo che ha alimentato le speranze tra gli investitori di una possibile ripartenza economica in tempi più rapidi rispetto a quanto previsto.
L’Europa chiude in buon rialzo: Milano sale dello 0,72%, Londra dello 0,99%, Francoforte dello 0,87% e Parigi dello 0,61%. A Piazza Affari scatto di Tim dopo l’assegnazione dei diritti tv della seria al 2024 a Dazn (che su questa partita si è mossa con il supporto tecnologico della Tlc guidata da Luigi Gubitosi): chiusura in rialzo del 3,48%.
Segnali di ottimismo anche in Asia, con le principali piazze finanziarie tutte in positivo e Tokyo che ha archiviato gli scambi a +1,56%. A giocare a favore degli scambi ci sono anche i dati sull’indice Ifo che misura la fiducia delle imprese tedesche (salito oltre le attese a 96,6 punti a marzo) e la ripresa dei prezzi del petrolio: complice la chiusura del canale di Suez, il barile Wti estende i guadagni nel pomeriggio al +4% a 61 dollari mentre il Brent guadagna il 3,8% a 64,3 dollari. Wall Street si muove positiva: quando i mercati Ue hanno chiuso, il Dow Jones sale dello 0,7%, il Nasdaq avanza dello 0,5% mentre lo S&P 500 mette a segno un progresso dello 0,85%.
Chiusura stabile per l’euro sempre sotto 1,18 dollari. Dopo aver aperto a 1,1782 dollari, passa ora di mano a 1,1795 sul biglietto verde e in rialzo sullo yen a quota 129,21 dopo aver toccato ieri un minimo da 4 mesi. Sull’euro pesano i lockdown decisi per fronteggiare la terza ondata pandemica e la lentezza nella distribuzione dei vaccini. Il dollaro/yen avanza a 109,55. Poco mosso anche lo spread a 96 punti base. Rendimenti in calo all’asta dei Bot semestrali di questa mattina: il Tesoro ha collocato tutti i 6 miliardi di titoli a sei mesi, a fronte di una domanda di 8,4 miliardi, e il tasso medio è sceso a -0,486% da -0,429% del collocamento precedente.
Tra i dati macroeconomici in agenda, il Pil in Spagna è stato piatto nel quarto trimestre in calo dell’8,9% su base annua. In Italia l’Istat ha registrato a marzo un calo della fiducia tra i consumatori e un miglioramento tra le imprese. Il primo dato è sceso da 101,4 a 100,9, mentre l’indice composito del clima di fiducia delle aziende è aumentato da 93,3 a 93,9. Negli Usa si segnala che cresce l’indice finale sulla fiducia redatto mensilmente dall’università del Michigan: è stato pari a 84,9 punti, dopo gli 83 della lettura preliminare e i 76,8 punti del mese precedente; a gennaio, registrato un dato a 79 punti. Sale il deficit commerciale preliminare a febbraio, più di quanto atteso dagli esperti. Stando a quanto annunciato dal dipartimento del commercio, il deficit della bilancia commerciale è cresciuto a 86,7 miliardi, contro attese per un dato a 86 miliardi, dopo gli 83,7 miliardi del mese precedente. Molto attesa l’inflazione, che a febbraio è stata del +1,4% e sotto le attese.
fonte: la Repubblica
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