All’udienza generale Francesco prosegue il ciclo di catechesi sul tema della preghiera con l’attenzione a quelle varie forme di riflessione secondo il Vangelo che, afferma, non servono per ripiegarsi su se stessi ma per aprirsi a Cristo. Meditare è una strada, la pace interiore ne è una conseguenza, impossibile senza lo Spirito Santo
Adriana Masotti – Città del Vaticano
“Il cristiano, dopo aver accolto la Parola di Dio, non la tiene chiusa dentro di sé, perché quella Parola deve incontrarsi con ‘un altro libro’, che il Catechismo chiama ‘quello della vita’”. Papa Francesco introduce così la sua catechesi all’udienza generale dedicata oggi a quella forma di preghiera che è la meditazione. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Si tratta di una pratica conosciuta e non solo da parte dei cristiani, è un’attività diffusa infatti in molte altre religioni e anche tra chi non ha una fede. Tutti infatti, afferma il Papa, cerchiamo di ritrovare noi stessi e la pace interiore. E osserva:
Soprattutto nel vorace mondo occidentale si cerca la meditazione perché essa rappresenta un argine elevato contro lo stress quotidiano e il vuoto che ovunque dilaga. Ecco, dunque, l’immagine di giovani e adulti seduti in raccoglimento, in silenzio, con gli occhi socchiusi… Cosa fanno queste persone? Meditano. È un fenomeno da guardare con favore: infatti noi non siamo fatti per correre in continuazione, possediamo una vita interiore che non può sempre essere calpestata. Meditare è dunque un bisogno di tutti. Meditare, per così dire, assomiglierebbe a fermarsi e fare un respiro nella vita. Fermarsi.
Per il cristiano meditare è incontrare Gesù
La meditazione cristiana però ha una sua specificità perché, come ogni forma di preghiera, passa per Gesù e in lui trova la meta. Francesco lo spiega:
Il cristiano, quando prega, non aspira alla piena trasparenza di sé, non si mette in ricerca del nucleo più profondo del suo io. Questo è lecito, ma il cristiano cerca un’altra cosa. La preghiera del cristiano è anzitutto incontro con l’Altro, con l’Altro ma con la A maiuscola: l’incontro trascendente con Dio. Se un’esperienza di preghiera ci dona la pace interiore, o la padronanza di noi stessi, o la lucidità sul cammino da intraprendere, questi risultati sono, per così dire, effetti collaterali della grazia della preghiera cristiana che è l’incontro con Gesù, cioè meditare è andare – guidati da una frase della Scrittura, da una parola – all’incontro con Gesù dentro di noi.
Lo Spirito Santo, compagno di cammino
Papa Francesco osserva che il termine meditazione ha avuto diversi significati nel tempo e che sono diversi i metodi possibili per eseguire la meditazione cristiana, così come tanti sono i maestri spirituali. Ciò che conta è avanzare con lo Spirito Santo sulla via della preghiera. E a questo proposito il Papa fa un’aggiunta a braccio:
Non è possibile la meditazione cristiana senza lo Spirito Santo. È Lui che ci guida all’incontro con Gesù. Gesù ci aveva detto: “Vi invierò lo Spirito Santo. Lui vi insegnerà e vi spiegherà. Vi insegnerà e vi spiegherà”. E anche nella meditazione è la guida per andare avanti nell’incontro con Gesù Cristo.
La meditazione orienta mente e cuore a Cristo
Tutti i metodi di meditazione sono “degni di essere praticati”, afferma poi il Papa, e “possono aiutare l’esperienza della fede a diventare un atto totale della persona”, a coinvolgere cioè nella preghiera tutto l’essere, cuore e mente. Ma sono strade, non la meta. Il Catechismo, ricorda Francesco, lo precisa: “La meditazione mette in azione il pensiero, l’immaginazione, l’emozione e il desiderio. Questa mobilitazione è necessaria per approfondire le convinzioni di fede, suscitare la conversione del cuore e rafforzare la volontà di seguire Cristo”. Quindi il Papa prosegue:
Ecco, dunque, la grazia della preghiera cristiana: Cristo non è lontano, ma sempre in relazione con noi. Non c’è aspetto della sua persona divino-umana che non possa diventare per noi luogo di salvezza e di felicità. Ogni momento della vita terrena di Gesù, attraverso la grazia della preghiera, può diventare a noi contemporaneo. (…) Prendiamo il Vangelo, facciamo la meditazione di quei misteri del Vangelo e lo Spirito ci guida ad essere presenti lì. (…) Non c’è pagina di Vangelo in cui non ci sia posto per noi. Meditare, per noi cristiani, è un modo di incontrare Gesù. E così, solo così, di ritrovare noi stessi. E questo non è un ripiegamento su noi stessi, no, no: andare da Gesù e da Gesù incontrare noi stessi, guariti, risorti, forti per la grazia di Gesù. E incontrare Gesù salvatore di tutti, anche di me. E questo grazie alla guida dello Spirito Santo.
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