Il Pontefice ha concluso la Settimana sociale dei cattolici a Trieste. Poi l’invito a “organizzare la speranza: la pace e i progetti di buona politica possono rinascere dal basso” ead “llenare la partecipazione contro le tentazioni populistiche”
AGI – Da Trieste, durante la conclusione della Settimana sociale dei cattolici” arrivano le parole di Papa Francesco che mettono in guardia sulle minacce che incombono sulla democrazia e su quanto sia importante agire per tempo, dal basso, affidandosi anche ai giovani. “Diciamo la verità: è evidente che nel mondo di oggi la democrazia non gode di buona salute. Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo”. Secondo il Pontefice “la parola ‘democrazia’ non coincide semplicemente con il voto del popolo – mi preoccupa il numero ridotto della gente che è andata a votare – ma esige che si creino le condizioni perché tutti si possano esprimere e possano partecipare”. E spiega anche che “la partecipazione non si improvvisa: si impara da ragazzi, da giovani, e va allenata, anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche”, ha aggiunto, “In questa prospettiva, come ho avuto modo di ricordare anni fa visitando il Parlamento Europeo e il Consiglio d’Europa, è importante far emergere “l’apporto che il cristianesimo può fornire oggi allo sviluppo culturale e sociale europeo nell’ambito di una corretta relazione fra religione e società”, promuovendo un dialogo fecondo con la comunità civile e con le istituzioni politiche perché, illuminandoci a vicenda e liberandoci dalle scorie dell’ideologia, possiamo avviare una riflessione comune in special modo sui temi legati alla vita umana e alla dignità della persona”.
Attenzione al populismo
Per tutti questi motivi bisogna difendersi dal populismo. “La fraternità fa fiorire i rapporti sociali; e d’altra parte il prendersi cura gli uni degli altri richiede il coraggio di pensarsi come popolo. Purtroppo questa categoria – popolo – spesso è male interpretata e, potrebbe portare a eliminare la parola stessa democrazia (governo del popolo). Ciò nonostante, per affermare che la società è più della mera somma degli individui, è necessario il termine “popolo”. Che non è populismo, è un’altra cosa”. Papa Francesco invita a un maggiore impegno. “Tante volte pensiamo che il lavoro del politico è prendere spazi. No, è avviare processi e non prendere luoghi. Avviare i processi è più saggio che occupare spazi. È anche la legge della vita: una donna quando fa nascere un figlio avvia un processo e lo accompagna. Anche noi nella politica dobbiamo fare lo stesso”.
E in questo contesto è importante l’apporto dei cattolici: “In Italia è maturato l’ordinamento democratico dopo la seconda guerra mondiale, grazie anche al contributo determinante dei cattolici. Si può essere fieri di questa storia, sulla quale ha inciso pure l’esperienza delle Settimane Sociali; e, senza mitizzare il passato, bisogna trarne insegnamento per assumere la responsabilità di costruire qualcosa di buono nel nostro tempo”.
L’importanza del dialogo
“La democrazia richiede sempre il passaggio dal parteggiare al partecipare, dal fare il tifo al dialogare”, ha ribadito il Papa. “Finché il nostro sistema economico-sociale produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, non ci potrà essere la festa della fraternità universale”, ha aggiunto, “Una società umana e fraterna è in grado di adoperarsi per assicurare in modo efficiente e stabile che tutti siano accompagnati nel percorso della loro vita, non solo per provvedere ai bisogni primari, ma perché possano dare il meglio di sé, anche se il loro rendimento non sarà il migliore, anche se andranno lentamente, anche se la loro efficienza sarà poco rilevante”. Per Francesco “tutti devono sentirsi parte di un progetto di comunità; nessuno deve sentirsi inutile. Certe forme di assistenzialismo che non riconoscono la dignità delle persone sono ipocrisia sociale. E l’indifferenza è un cancro della democrazia”.
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