La libertà implica “sempre l’esigenza di essere responsabili della vita: in me e nell’altro, indissolubilmente
La libertà implica “sempre l’esigenza di essere responsabili della vita: in me e nell’altro, indissolubilmente. Una prospettiva che certo non collima con una concezione individualista, che tende a ridurla alla solitudine dell’autodeterminazione assoluta e cede alla volontà di potenza dell’amore di sé, senza riguardo per la vulnerabilità alla quale espone gli affetti dell’altro. Siamo tutti radicalmente relazionati”, scrive monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la Vita, nell’introduzione al vademecum dal titolo: “Piccolo lessico del fine vita”.
Per monsignor Paglia, “la discussione aperta e rispettosa conduce a un dialogo pubblico capace di influenzare positivamente anche le decisioni politiche, mostrando come le mediazioni tra diverse posizioni non sono necessariamente destinate ad assumere la figura scadente di un compromesso al ribasso o della negoziazione per uno scambio di favori politici”. Nel documento, in sintesi, si ripropone un rifiuto netto dell’eutanasia, così come dell’accanimento terapeutico, il rilancio delle cure palliative e delle “disposizioni anticipate di trattamento”, il cosiddetto testamento biologico, la necessità di trovare, in società democratiche e pluraliste, “un punto di mediazione accettabile fra posizioni differenti” in merito al suicidio assistito, e la possibilità di sospendere alimentazione e idratazione a pazienti in fin di vita.
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