Femminicidio a Fonte Nuova, spara alla moglie in auto. Ai figli aveva detto: «Non mi separo, piuttosto l’ammazzo»

Omicidio alle porte di Roma: Annarita Morelli, 72 anni, è stata uccisa a colpi di arma da fuoco. Il marito Domenico Ossoli, ossessionato, voleva controllarla, le aveva messo il Gps sull’auto. La procura: c’è premeditazione

di Valeria Costantini e Rinaldo Frignani

Ennesimo femminicidio a Roma. Martedì mattina, intorno alle 9,  una donna di 72 anni, Annarita Morelli, è stata trovata senza vita dentro la sua auto, una vecchia Panda di colore rosso, Fonte Nuova, in uno spiazzo in via Palombarese 222, alle porte di Roma. Era seduta al volante, dal lato del guidatore.

La confessione del marito

Inutili i soccorsi del 118 che hanno constatato la morte della donna, raggiunta da almeno un colpo di arma da fuoco. Il marito della vittima, Domenico Ossoli, 73 anni, ex autista della compagnia di autobus Troiani, avrebbe confessato l’omicidio: «Ho ucciso mia moglie», le sue parole entrando in una tabaccheria poco distante dal luogo in cui è stato rinvenuto il cadavere della donna raggiunta dal proiettile all’addome. Un omicidio premeditato, secondo la procura. L’uomo infatti, poi portato in caserma, aveva più volte detto ai tre figli: «piuttosto l’ammazzo, non le do la separazione». Era ossessionato, voleva controllare la donna. Per la procura nessun dubbio sul femminicidio, maturato come tanti altri, contro una donna che, in quanto tale nella mente del suo assassino, «non aveva il diritto di essere libera e prendere decisioni autonome rispetto al marito».

Portato in caserma dopo la confessione

A scoprire il corpo della vittima, e a chiamare i soccorsi, è stato il proprietario della tabaccheria che, uscito in strada, si è trovato davanti alla macabra scena. Ossoli avrebbe poi atteso nell’esercizio commerciale l’arrivo dei carabinieri di Mentana e della compagnia di Monterotondo. Portato in caserma dai militari, è stato fermato su disposizione della procura. Sul posto appena saputo della tragedia sono arrivati i figli. La coppia, che viveva a Tor Lupara, ne ha tre. Sotto choc il fratello della vittima: «Questa mattina Giancarlo ha ricevuto una telefonata ed è corso in strada. Era sconvolto, gli hanno ammazzato la sorella ed era ancora lì, in quella Panda rossa», ha racconto Carmine Dello Iorio, il direttore dell’Iper Triscount sulla via Palombarese, dove lavora l’uomo.

«Voleva controllarla con il Gps sull’auto: è premeditazione»

Dopo aver disposto il fermo del killer, la procura avanza l’ipotesi premeditazione: Domenico Ossoli aveva infatti piazzato un Gps nell’auto e aveva attivato «ulteriori modalità di controllo» per monitorare i suoi spostamenti. «Voleva controllare ogni aspetto della vita della moglie» la sintesi del procuratore di Tivoli Francesco Menditto. Agli inquirenti, spiega ancora la procura, l’uomo ha raccontato che voleva sparare alle gambe della moglie e che non voleva ucciderla. Una versione che però contrasta con quanto accertato dal medico legale visto che la morte sarebbe riconducibile ad un colpo di arma da fuoco esploso a bruciapelo all’altezza del deltoide sinistro, un proiettile poi arrivato al cuore, e con quanto verificato dai magistrati che hanno trovato il Gps nell’auto e hanno contestato la premeditazione. «E’ evidente – scriva il pm nel decreto di fermo – la volontà omicidiaria dell’uomo, che attirava la donna colpendola a bruciapelo con un’arma da fuoco, nonché l’evidente incompatibilità di quanto constatato dal medico legale sulla non volontà omicidiaria». Il movente dell’omicidio, conclude la procura, va dunque individuato nella «volontà della donna di sottrarsi al suo controllo ossessivo».

Ossessionato dai soldi

«Domenico era ossessionato dai soldi che doveva alla moglie, non volevo mantenerla, ne parlava di continuo» racconta lo stesso Salvatore Grosso, titolare dell’officina in via Ugo Foscolo proprio accanto all’abitazione dove per 40 anni hanno vissuto i due coniugi. Separati da circa un anno, si erano già rivolti a un avvocato: spesso Ossoli, quando tornava a Roma dalla sua abitazione vicino Norcia, dormiva ancora a casa dell’ex moglie. Ma non la notte prima del delitto. «L’ho salutata dal balcone intorno alle 9, sono sotto choc, è atroce, Rita era una mamma e una nonna, una persona meravigliosa, gentile», dice tra le lacrime Mirella, vicina di casa della vittima da 40 anni. Sull’uscio dell’appartamento, sotto sequestro, ancora le ciotole per i gatti che Rita accudiva. Era uscita proprio per andare dal veterinario – a due passi dal luogo dove è stata uccisa in via Palomberese – a ritirare una ricetta per i suoi amati animali». Secondo i racconti dei vicini lui parlava malissimo della moglie, si lamentava dei soldi, la ricopriva di insulti, anche inerenti a presunti e immaginari tradimenti.

I tradimenti

«A marzo c’era stata la prima udienza, Annarita voleva andare avanti, troppi i tradimenti subiti. E alla fine lei aveva trovato un suo equilibrio, mamma esemplare prima e nonna tanto presente ora. Lui però la separazione non la voleva, le aveva chiesto di ripensarci», racconta una amica della vittima che vive nel suo stesso palazzo, al terzo piano.

Una famiglia normale

La donna racconta di una famiglia normale, perbene. Niente urla o liti per la separazione voluta da Annarita «tantomeno violenze. Insomma, nulla che potesse far mai immaginare un finale così». Ex autista di autobus, Domenico amava la caccia, per questo aveva il porto d’armi. La moglie era una casalinga attenta e madre premurosa. «Da quando il marito se n’era andato – racconta ancora la vicina -, a causa della separazione avviata, si era messa a fare dei lavoretti per arrotondare i 300 euro che lui le dava al mese. Non voleva pesare, né chiedere nulla. E così andava a casa della gente a fare i mestieri, dava una mano alle nuore coi bambini mentre lavoravano. Non si fermava mai», sottolinea.

L’amore per i gatti

Annarita era una grande amante dei gatti. Fuori dal suo appartamento, ora sotto sequestro, ci sono ancora le ciotole con i croccantini dei mici di cui si occupava, una colonia felina. «Domenica, a Tor Lupara, c’era stata una riunione per alcuni gatti colpiti dalle frecce – continua l’amica – Lei era in prima linea per capire come venire a capo della situazione».

Una tragedia inaspettata

La vicina ha raccontato dell’incredulità del figlio della vittima nell’apprendere dell’uccisione della madre, un delitto a cui nessuno riesce a dare una spiegazione. «Stamattina il figlio più piccolo, che vive con lei, è venuto qui dal lavoro – ricorda la donna – Non sapeva nulla di quanto fosse accaduto, ho dovuto dirgli io della madre. E poi Domenico, l’ultima volta l’ho visto sabato mattina. Mi è sembrato del tutto normale, tranquillo. Insisteva però perché Annarita ritirasse la causa di separazione. Aveva poi avuto da ridire per i lavoretti che faceva, diceva che non le avrebbe più dato i soldi, che lui la pensione se l’era meritata».

La testimonianza della veterinaria

Poco prima di essere uccisa, Annarita, secondo le prime ricostruzioni di quanto accaduto, si era recata in auto dalla veterinaria per chiedere una prescrizione medica. «Veniva sempre da noi. È arrivata prestissimo, perché io l’ho incrociata mentre andava via da sola, in auto, pochi minuti dopo le 8. Era passata per ritirare la ricetta di un antiparassitario, ma era tranquilla», racconta la dottoressa Cristina Bottiglione, medico veterinario della clinica di via Palombarese, la stessa dove Annarita Morelli è stata uccisa.

 

 

fonte: CORRIERE ROMA

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