Una nuova traduzione della prima cantica evita di riprodurre il nome del Profeta dell’islam
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Nella nuova traduzione olandese dell’Inferno dantesco, pubblicata di recente da Blossom Books, è stato omesso il nome di Maometto, che Dante, com’è noto, elenca tra i dannati di Malebolge. La traduttrice Lies Lavrijsen ha preferito ricorrere a questa soluzione per evitare che l’episodio risultasse «inutilmente offensivo per un pubblico di lettori che è una parte così ampia della società olandese e fiamminga», secondo quanto dichiarato da Myrthe Spiteri, amministratrice delegata della casa editrice. Nei Paesi Bassi la presenza musulmana equivale al 5% della popolazione, a fronte del 30% di cristiani di denominazioni differenti (i cattolici rappresentano il 24%; la Chiesa protestante, nella quale confluiscono luterani e calvinisti, si assesta attorno al 6%).
La sorte ultraterrena di Maometto, descritta nel canto XXVIII, rappresenta un elemento testuale particolarmente delicato, sia per la destinazione infernale del Profeta – che, in quanto scismatico, risulta in qualche modo assimilato al cristianesimo – sia per le mutilazioni infertegli per punizione, in quello che per l’islam è un intollerabile oltraggio all’integrità del corpo. La posizione di Dante nei confronti della cultura arabo-musulmana è molto complessa e comporta una fitta serie di scambi, come ha documentato fin dal 1919 lo studioso e sacerdote spagnolo Miguel Asín y Palacios nel classico L’escatologia musulmana nella “Divina Commedia”.
fonte: Avvenire
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