Nella Repubblica Democratica del Congo la situazione della sicurezza alimentare è disperata
di Anna Lisa Antonucci
La maggior parte della famiglie che vivono nei villaggi nella Repubblica Democratica del Congo sopravvive mangiando solo taro, una radice che cresce in natura, e foglie di manioca bollite nell’acqua. È la gravissima situazione di insicurezza alimentare in cui versa il Paese, secondo la Fao e il Pam. Per le due organizzazioni delle Nazioni Unite il numero delle persone alla fame nella Repubblica Democratica del Congo è stimato in 27,3 milioni, una persona su tre, tra cui quasi sette milioni di persone a livelli di emergenza per fame acuta.
Questa situazione rende la Repubblica Democratica del Congo il Paese al mondo con il maggior numero di persone che hanno urgente bisogno di assistenza. I conflitti, che non abbandonano questa terra da troppi anni, restano una delle principali cause della mancanza di cibo. Vaste aree delle province orientali (Ituri, Kivu settentrionale, Kivu meridionale e Tanganica) e la regione centrale del Kasai, teatro di recenti scontri, sono gravemente interessate dalla violenza dei gruppi armati. Il crollo economico e l’impatto socio-economico del covid-19 sono gli altri fattori chiave che stanno esacerbando questa crisi globale nel più grande Paese dell’Africa sub-sahariana. E dietro i freddi numeri di chi soffre la fame ci sono le tragiche storie di genitori cui è negato l’accesso alla propria terra o sono stati costretti a fuggire per avere salva la vita e che vedono i figli ammalarsi per mancanza di cibo.
I rappresentanti del Pam e della Fao riportano le testimonianze di famiglie che sono tornate nei loro villaggi per trovare le loro case bruciate e i loro raccolti saccheggiati. Le popolazioni più a rischio fame sono dunque principalmente gli sfollati, i rifugiati, i rimpatriati e le persone colpite da calamità naturali (inondazioni, frane, incendi), nonché le donne sole. Ma non vivono meglio gli abitanti più poveri delle aree urbane e coloro che abitano in aree senza sbocco sul mare, con basso potere d’acquisto e accesso al cibo attraverso i mercati.
«Il quadro reale dell’insicurezza alimentare nel Paese è sbalorditivo», ha dichiarato Peter Musoko del Programma alimentare mondiale. «Una nazione deve essere in grado di nutrire i suoi abitanti», ha aggiunto. «Non possiamo lasciare che i bambini vadano a letto affamati e le famiglie saltino i pasti per un’intera giornata». Dunque il piano di aiuti predisposto dalla Fao si concentra sul miglioramento dell’accesso delle famiglie agli strumenti per coltivare la terra e alle sementi, nonché al bestiame il cui allevamento svolge un ruolo chiave nel miglioramento dell’alimentazione.
L’obiettivo della Fao quest’anno è fornire assistenza salvavita a 1,1 milioni di persone nelle aree più colpite dall’insicurezza alimentare acuta, e il sostegno ai piccoli agricoltori nella lotta contro le malattie animali e vegetali. Da parte sua, per prevenire la carestia, il Pam sta fornendo cibo salvavita a 8,7 milioni di persone e prosegue il suo lavoro nella prevenzione e nel trattamento della malnutrizione, che colpisce 3,3 milioni di bambini nella Repubblica Democratica del Congo causando danni per tutto il resto della vita, riducendo la capacità dell’individuo di raggiungere il suo pieno potenziale e dunque causando un danno anche alla comunità.
fonte: L’Osservatore Romano
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