Elena Maraga, la maestra su Onlyfans licenziata: «Dalle colleghe nemmeno un messaggio. Lì non ci torno». E incassa il boom di follower

L’ex insegnante di un asilo cattolico: «Nasce tutto dalla gelosia di una donna, che ha visto le mie foto sul cellulare del compagno. Impugno il provvedimento perché altrimenti non ho diritto alla Naspi»

di Alice D’Este

«La raccomandata ufficiale del licenziamento? L’ho ritirata martedì mattina. Era arrivata una settimana fa ma io non c’ero a casa. Pensavo a una multa, quindi l’ho ritirata con calma». Nel documento consegnato ad Elena Maraga, la maestra 29enne dell’asilo paritario cattolico del Trevigiano che ha aperto un profilo Onlyfans scoperto poi dai genitori, era chiarita invece nero su bianco la posizione ufficiale della scuola: l’insegnante è stata licenziata «per giusta causa» perché la gestione del suo profilo sulla piattaforma per adulti con contenuti a pagamento «contrasta con l’ispirazione cattolica che orienta l’indirizzamento educativo della scuola».

Cosa diceva la raccomandata?
«Si trattava del licenziamento ufficiale, una novità. Nel testo si dice che con il profilo Onlyfans ho incrinato il rapporto di fiducia con i miei committenti. Mi vengono anche contestate molte uscite pubbliche in cui la notizia sarebbe stata diffusa troppo. Io però mi sto esponendo ora, in realtà per molte settimane ho parlato meno di quello che avrei voluto».

Cosa farà lei ora?
«Il licenziamento verrà impugnato. Non tanto per puntare al reintegro in classe, visto che nel mio futuro non vedo né Onlyfans né l’insegnamento quanto per la richiesta di cambiare la natura della procedura stessa». (In queste ore Maraga ha revocato il mandato agli avvocati Canal e Curini e ora a seguirla sarà la Cisl scuola, ndr). Mi sono rivolta al sindacato che chiederà alla scuola se vogliono arrivare ad un accordo anche perché con questo tipo di licenziamento non ho diritto neanche alla Naspi, in caso contrario penseremo altre strategie».

Non vuole tornare in classe però
«No. In questo momento voglio fare quello che mi piace cioè la personal trainer, ho un esame da dare entro l’estate per poi partire. Tuttavia non è detto che la mia esperienza di insegnamento sia chiusa qui. Ho una laurea che posso far valere quando voglio anche magari tra dieci anni. Oggi una titolare di un nido a Preganziol mi ha scritto “Non tutte le scuole fanno schifo come quella in cui eri tu”. Insomma, c’è speranza anche guardando da quella parte».

Ha sentito i genitori dei suoi alunni o le sue colleghe in questo mese?
«Mi ha scritto una mamma anche oggi. “Abbiamo fatto il possibile – mi ha detto – ma non ci hanno ascoltati”. Le mie ex colleghe? Nemmeno un messaggio, nessuna chiamata da 15 persone. Penso abbiano il divieto della scuola e abbiano paura di perdere il lavoro».

Il fatto che fosse una scuola cattolica secondo lei ha inciso?
«Non ho firmato qualcosa nel contratto che riguardasse la necessità di non pubblicare contenuti social, quindi il licenziamento è ingiusto a prescindere dal tipo di scuola».

E mentre la regola non scritta proprio relativa ai social aveva sollevato un dibattito ampio al punto che si era scomodato perfino il Ministero dell’Istruzione e del Merito annunciando di aver creato una commissione per aggiornare il codice di comportamento dei dipendenti pubblici in modo che contenesse una parte specifica dedicata al personale scolastico e al loro comportamento sui social network ndr, i follower di Maraga intanto sono esplosi. Nel profilo Instagram pubblico da 6mila a 31mila follower in un mese.

Lei sostiene di aver capito come è scoppiato lo scandalo.
«Sì, tutto è cominciato un mese fa quando la madre di un alunno si era rivolta al preside dell’istituto chiedendo conto di quelle foto «sexy» e di quei contenuti a pagamento. Nemmeno io finora sapevo con certezza come fossero iniziate a circolare le mie foto, però. Ora, dopo un mese, ho la conferma e le prove dell’accaduto. Tutto è nato da quest’uomo, padre di un mio alunno, che si è iscritto a Onlyfans, ha comprato delle mie foto e poi ha diffuso questi stessi contenuti in un gruppo di calcetto del paese. La compagna lo ha scoperto, ed evidentemente indignata ha pubblicato un post su Facebook raccontando tutto. Due o tre mamme le hanno dato ragione, le altre 600 le hanno detto “fatti i cavoli tuoi”. La cosa evidentemente non le è piaciuta ed è andata dal preside. Una storia di gelosia? In un certo senso sì».

FONTE: CORRIERE DEL VENETO

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