La professionista, 32 anni, racconta la notte da incubo vissuta tra il 17 e il 18 agosto a Maruggio (Taranto). “I primi giorni ero choccata, oggi provo molta rabbia. Non è giusto subire questo, non è giusto per noi donne ma non è giusto per nessuno”
di Rita Bartolomei
Maruggio (Taranto), 25 agosto 2024 – La dottoressa aggredita nel turno di notte da guardia medica a Maruggio (Taranto), tra il 17 e il 18 agosto, ha 32 anni e una richiesta precisa: “Torno a fare quel turno solo se mi garantiscono protezione. Serve un vigilante, la notte”. Prima di Ferragosto era toccato a una collega 37enne a Minervino di Lecce.
La dottoressa risponde al telefono a Quotidiano.net da casa. Chiede di mantenere l’anonimato.
Dottoressa, come sta?
“I primi giorni ero choccata, oggi provo molta rabbia. Non è giusto subire questo, non è giusto per noi donne ma non è giusto per nessuno. Ho appena saputo che un collega della guardia medica di Avetrana è stato aggredito, quest’estate. Sicuramente come donne rischiamo di più perché facciamo meno paura. Ma tutti quanti siamo sottoposti a questa violenza”.
Subito dopo ha detto: non ci torno più. Oggi cosa pensa?
“Ci torno se mi garantiscono una protezione. Un vigilante notturno”.
Com’è andata, quella notte?
“Erano le 3.20 del 18 agosto, ricordo ogni istante. È arrivata da me una coppia con un bambino di 8 anni. Veramente l’ambulatorio era chiuso, dalle 22.30 resta aperto solo per le visite domiciliari. Ma loro insistevano, li ho fatti entrare”.
Uno scrupolo giusto, da medico.
“Mi ripetevano che dovevo assolutamente visitare il bambino, erano convinti che avesse un corpo estraneo in un occhio, forse un pezzo di legno”.
Cosa ha fatto?
“Ho visitato il bambino e ho spiegato che non vedevo nulla, solo rossore. Li ho invitati a fargli prendere delle gocce. A quel punto hanno cominciato a darmi dell’incompetente. Insistevano, dicevano che il corpo estraneo c’era e io dovevo toglierlo”.
Lei come ha reagito?
“Li ho invitati a calmarsi, li ho avvisati che altrimenti avrei chiamato i carabinieri. Poi mi sono rimessa i guanti, pronta a visitare il bimbo per la seconda volta, nello scrupolo che magari potessi non aver visto bene… A quel punto è successo di tutto. L’uomo mi ha strattonata, togliendomi di forza le mani dal volto del figlio. Mi ha procurato un trauma distorsivo alla spalla destra. Il bambino ha cominciato a piangere, la donna gridava”.
Un putiferio pericoloso.
“Sono arrivati i colleghi del 118, che stavano nella stanza accanto. Io mi sono barricata di là, per paura che la cosa degenerasse. Il padre del bambino mi ha minacciata di morte, mi ha detto: se ti vedo fuori ti ammazzo, ringrazia che sei una donna altrimenti ti avrei già ammazzata di botte…”.
Lei poi ha presentato denuncia. Ma nel frattempo?
“Ho paura di incontrarli di nuovo”.
In ambulatorio con l’elmetto.
“E con uno stipendio davvero misero, 1.600 euro lordi al mese come scuola specializzandi. E dobbiamo pagare l’ordine, l’assicurazione professionale e le tasse universitarie. Al netto restano 1.200 euro. Se poi faccio 4-5 guardie mediche al mese, riesco ad aggiungere altri 1.200 euro, lordi”.
Dopo di lei è stata aggredita una collega nel Leccese.
“Mi piacerebbe parlarle”.
Il presidente Fnomceo Anelli chiede una nuova organizzazione, mai più dottoresse da sole la notte.
“Spero che sia fattibile. Intanto vorrei ringraziare tutta l’azienda sanitaria, i dirigenti che mi sono stati vicini come una famiglia, il presidente dell’Ordine, Nume, il governatore Emiliano. Adesso chiedo protezione. Indispensabile, per lavorare”.
fonte: QUOTIDIANO NAZIONALE
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