Dopo il 3-2 dell’andata a suo favore, Barça avanti con Raphinha al 12′ ma in 10 dal 30′ per il rosso diretto ad Araujo. Pari di Dembélé al 40′. Nella ripresa a segno Vitinha e doppietta di Mbappé
Alessando Grandesso (GdS)
Stavolta, la “remontada” è tutta parigina. Ma sempre a firma di Luis Enrique che nel 2017 da tecnico del Barcellona ribaltò il Psg dal 4-0 del Parco dei Principi al 6-1 del Camp Nou. E che stasera ha concesso il bis, su terreni invertiti, al timone del club parigino, ai danni del suo Barça di cui rivendica l’eredità calcistica. Il club dell’emiro aveva perso in casa per 3-2, ma approda in semifinale grazie al 4-1 al Montjuic, con un uomo in più dal 30′ e annullando il vantaggio di Raphinha con la rimonta nella rimonta e i gol dell’ex Dembélé, Vitinha e doppietta di Mbappé. In semifinale, li attende il Borussia Dortmund.
ASSETTI
Rispetto all’andata, Xavi punta subito su Pedri in mezzo, al posto dello squalificato Sergi Roberto, e conferma il resto della formazione, con Yamal a destra del tridente completato da Lewandowski e Raphinha, autore di una doppietta al Parco dei Principi, dove Gundogan e de Jong erano come stasera titolari davanti alla stessa difesa (Cancelo, Cubarsi, Araujo, Koundé) di Ter Stegen. Luis Enrique risponde senza strane sperimentazioni, come a Parigi, e cala l’undici ideale, con Donnarumma in cerca di riscatto tra i pali, il rientrante Hakimi dalla squalifica a destra della retroguardia di Marquinhos, Hernandez e Mendez. Dal 1′ anche Zaire-Emery, Vitinha e Ruiz in mediana, e l’attacco più offensivo con Barcola, Dembélé e l’atteso Mbappé. Tatticamente, però, c’è molta fluidità, come all’andata. Se Barcola parte da sinistra e Dembélé a destra, Gundogan si posiziona subito alto, quasi a supporto del tridente, ma per aggredire il primo portatore di palla parigino.
GARA
I primi minuti sono di lotta psicologica con pressing e contropressing intensi, blocchi densi, per momenti con le due squadre compatte in venti metri, da cui spillare aperture improvvise, in fascia o per vie centrali, sfruttando ogni errore. E se il Psg si porta facilmente al limite dell’area blaugrana, i catalani allontanano il pericolo facendosi più aggressivi. Ma al 12′ Yamal fa già la differenza come all’andata, andando via a Mendes sulla destra, crossando dentro per Raphinha che punisce Donnarumma, stavolta innocente. Tutto già visto a Parigi, tutto tremendamente efficace al primo affondo. A questo punto al Psg servono tre gol. Missione complicata quanto il colpo di testa di Mbappé al 17′ impreciso, alto. Meno imprecisa invece è la girata di Lewandowski da centro area, che sfiora la traversa (20′). Al 28′ ci riprova Mbappé, servito da Barcola, ma Ter Stegen salva d’istinto in corner.
ROSSO
Ma è il segnale della rivolta, visto che al 30′ Barcola sfugge a Araujo che lo mette giù al limite: punizione ma soprattutto rosso, severo, per il difensore uruguaiano, da ultimo uomo. Xavi sacrifica Yamal per Martinez, ma con un uomo in più, il Psg deve solo spingere sull’acceleratore. E lo fa al 40′, con Barcola che entra da sinistra, crossa dentro per servire dalla parte opposta Dembélé che di prima piazza sotto la traversa. E l’ex blaugrana al 48′ sfiora il bis, di nuovo al volo raccogliendo un cross arretrato di Mendes. Insomma, la rimonta appare di nuovo possibile. In avvio di ripresa, Mbappé chiede subito massima pressione ed è subito accontentato: al 4′ Hakimi scarica su Ter Stegen che si salva in angolo; Ruiz mette sul fondo incrociando da sinistra (7′) sfiorando il palo. Al 9′ Vitinha mette tutti d’accordo e manda in rete il destro dal limite.
REGALO
Sul 4-4 complessivo, il Barcellona, stremato dal possesso parigino, barcolla seriamente, ma tenta lo stesso il colpo del ko con Gundogan che scheggia il palo a destra di Donnarumma, mai davvero convincente (11′). A Xavi invece saltano i nervi per un fallo fischiatogli contro a metà campo e pure lui viene espulso (come un suo vice poco dopo), mentre Lucho ai suoi chiede calma. Quella che perde Cancelo entrando duro su Dembélé in area. Rigore netto: dagli undici metri, Mbappé non trema (15′) e completa l’opera in due tempi allo scadere (44′), su un classico contropiede poco cruyffiano, per aggiudicarsi il suo personale “clasico” da futuro giocatore del Real Madrid. Ma che intanto insegue la sua prima Champions come regalo d’addio al Psg.
FONTE: GAZZETTA DELLO SPORT
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