Il progetto Youth Inclusion prevede la cura ed il monitoraggio di gruppi di giovani tramite il metodo ‘Get’, ideato dallo psichiatra Raffaele Visintini
Di Giovanni Domaschio
MILANO – “Il tema affrontato è straordinariamente attuale: il disturbo borderline della personalità. Chi non ha un conoscente, amico o familiare che ha questo tipo di disturbo?”. Con queste parole il presidente del Consiglio Regionale della Lombardia Alessandro Fermi commenta questa mattina a Palazzo Pirelli il progetto Young Inclusion. La conferenza, promossa proprio nel mese di sensibilizzazione del disturbo borderline (che nell’80% dei casi colpisce donne), aveva lo scopo sia di presentare il lavoro svolto nell’ambito di Young Inclusion, già attivo dal 2019, che di annunciare l’inaugurazione di una galleria digitale che conterrà i disegni fatti da tutti i pazienti in cura proprio nell’ambito del progetto stesso.
L’iniziativa prevede la cura e il monitoraggio di gruppi di giovani affetti dal disturbo borderline tramite il metodo Get, ideato da Raffaele Visentini, psichiatra del San Raffaele di Milano, che consiste nella cura intensiva di piccoli gruppi di ragazzi che vivono assieme come comunità e vengono sottoposti a test trimestrali per monitorarne i miglioramenti. Sostenuto da 12 partner pubblici e privati, il progetto ha anche ricevuto un finanziamento di 1,2 milioni dal Programma Interreg Italia-Svizzera, ed i pazienti per ora raggiunti dalle cure sono 110.
“Il consiglio regionale si dedicherà quest’anno a quella che probabilmente è la legge più importante della legislatura, la riforma della legge 23, la legge sociosanitaria. Mi auguro quindi che questo progetto possa essere uno stimolo per cogliere, all’interno della riforma, elementi positivi per aumentare la capacità di specializzarsi negli interventi da parte della medicina generale e della Regione”, conclude Fermi, rimarcando quindi l’importanza che la cura delle malattie psichiche ha a livello di politiche pubbliche.
LO PSICHIATRA VISINTINI SPIEGA IL SUO METODO DENOMINATO ‘GET’
“Mi occupo da 34 anni di disturbo borderline e finalmente siamo riusciti a creare un metodo terapeutico, mettendo insieme tutto quel che poteva essere utile per questi ragazzi”. Raffaele Visintini è uno psichiatra dell’ospedale San Raffaele di Milano ed oggi, in occasione della conferenza di presentazione del progetto ‘Young Inclusion’ che si è tenuta a Palazzo Pirelli, parla della modalità da lui ideata per curare il disturbo borderline, denominata ‘Get’.
Il metodo consiste nel trattare in modo intensivo piccoli gruppi di ragazzi, che nel frattempo vivono in modo comunitario, monitorandone i progressi a cadenza trimestrale. “Dopo circa 2 anni di solito superano il disturbo– afferma con soddisfazione Visintini- e il nostro lavoro ha successo quando riusciamo a fargli vedere un futuro che è diverso dal loro passato”. Il disturbo borderline può causare momenti di dissociazione dal proprio corpo e porta, in alcuni casi, a fenomeni di autolesionismo, consumo di droghe o addirittura tentativi di suicidio. Coinvolge circa il 3% della popolazione (80% donne, ndr), ma la percentuale sale vertiginosamente se si prendono a campione solo persone sotto i 24 anni, andando anche ben al di sopra del 10%: “L’adolescenza è il momento in cui il piccolo adulto deve affrontare delle sfide. L’autostima è troppo bassa e affrontare la vita diventa quindi molto difficile per queste persone, che sono troppo facilmente giudicate, anche all’interno della loro stessa famiglia” spiega il dottor Visintini.
“Il problema enorme– ribadisce poi lo psichiatra ai microfoni della ‘Dire’- è secondo me il riuscire a combattere lo stigma sociale che colpisce queste persone e tende a isolarle dalla società”. Una lotta che sicuramente non è ancora stata vinta, nonostante gli evidenti progressi fatti negli ultimi anni nell’ambito psichiatrico e che lo stesso progetto Young Inclusion testimonia.
fonte: Agenzia DiRE
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