Un team di scienziati ha condotto uno studio che dimostra come gli escrementi delle cozze potrebbero rappresentare una soluzione per liberare gli oceani dalle microplastiche: questi molluschi, infatti, mangiano voracemente i contaminanti, rendendoli riconoscibili per poterli così rimuovere dall’acqua.
di Roberto Russo
Un team di scienziati ha condotto uno studio che dimostra come gli escrementi delle cozze potrebbero rappresentare una soluzione per liberare gli oceani dalle microplastiche: questi molluschi, infatti, mangiano voracemente i contaminanti, rendendoli riconoscibili per poterli così rimuovere dall’acqua.
Le microplastiche sono tra gli inquinanti più diffusi negli oceani e, allo stesso tempo, sono anche i più difficili da vedere. Secondo gli studi, trilioni di minuscole particelle di plastica, possono intasare l’intestino dei pesci, distruggere i tessuti delle creature marine e causare il declino di intere popolazioni. E così, tra le altre cose, finiscono anche nei nostri piatti. Rappresentano una vera e propria emergenza, anche perché a causa dele loro piccole dimensioni, è molto complicato individuarle ed eliminarle.
Ora gli scienziati hanno scoperto un organismo marino che non solo è invulnerabile alle microplastiche, ma potrebbe avere in sé un modo per eliminarle naturalmente. In maniera letterale. La cozza blu (Mytilus edulis) che tutti noi ben conosciamo assorbe microplastiche e altri inquinanti insieme al suo cibo, trasformandoli poi in feci che risultano essere molto più facili da rimuovere dall’acqua rispetto alle plastiche stesse. Tra l’altro, come ti abbiamo già detto, i gusci di cozze e vongole assorbono anidride carbonica.
Lo studio sugli escrementi delle cozze
Lo studio pubblicato sul Journal of Hazardous Materials (rivista che studia i materiali pericolosi e il loro impatto sull’ambiente) ha indagato la capacità delle cozze di rimuovere la microplastica dall’acqua corrente.
Gli studiosi hanno provato a vedere se l’impiego di cozze negli ecosistemi acquatici potesse agire da biofiltro per le microplastiche, rimuovendo quelle trasportate dall’acqua e riconfezionandole in biodepositi successivamente catturati e rimossi.
In laboratorio, le cozze sono state esposte a microplastiche in un ambiente controllato. Indipendentemente dalle concentrazioni di microplastiche testate, le feci delle cozze affondavano. Il modello che ne è scaturito ha mostrato che collocando diverse cozze distribuite su corde alla foce degli estuari si potrebbero rimuovere il 4% delle microplastiche trasportate dall’acqua e scaricate dai fiumi.
Le cozze sono state impiegate con successo in un prototipo di sistema di raccolta di biodeposito in un porto turistico urbano: 5 chili di cozze hanno rimosso e reimballato una buona quantità di microplastiche e particelle antropogeniche nelle loro feci. Questi risultati danno impulso all’ulteriore sviluppo di soluzioni basate sulla natura e mirate ai detriti di plastica.
Le cozze, in altre parole, “mettono in giro la spazzatura che poi noi raccogliamo facilmente”, afferma Penelope Lindeque, ecologa del Plymouth Marine Laboratory che ha guidato la ricerca.
Fonte: ohga.it
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