Cattedrale gremita alla celebrazione presieduta dall’arcivescovo di Kinshasa in presenza del Presidente della Repubblica. Francesco in un telegramma ricorda i due italiani insieme all’autista congolese Milambo, “morti nel fedele esercizio della loro professione”. Il nunzio nell’omelia: “Ci hanno affidato il compito di operare per il bene di tutti”
“Luca e Vittorio, quindi, non ci hanno lasciato soltanto una testimonianza, ma ci hanno affidato pure un compito: operare per il bene di tutti!”. È ormai sera e nella cattedrale Notre-Dame du Congo di Kinshasa si celebra una messa in suffragio dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, pregando anche per l’autista Mustapha Milambo: tutti e tre uccisi lo scorso 22 febbraio nel corso di un agguato non lontano da Goma, nella Repubblica Democratica del Congo.
La liturgia è stata presieduta dal cardinale arcivescovo di Kinshasa, il cardinale Fridolin Ambongo Besungu e hanno concelebrato numerosi vescovi. Nella cattedrale, gremita di fedeli, molti dei quali appartenenti alla locale comunità italiana, erano presenti il Presidente della Repubblica, Félix Antoine Tshisekedi Tshilombo, le massime cariche dello Stato e i membri del Corpo diplomatico. È stata data lettura di un telegramma del Papa a firma del Segretario di Stato Pietro Parolin. Francesco si è unito alla preghiera e ha affidato alla misericordia del Signore le vittime, chiedendogli di “accogliere nella sua dimora di pace e di luce coloro che sono morti nel fedele esercizio della loro professione”.
L’omelia della messa è stata tenuta dal nunzio apostolico nella Repubblica Democratica del Congo, l’arcivescovo Ettore Balestrero. Agli attentatori, ha detto, “rivolgiamo le parole che abbiamo appena ascoltato del Profeta Isaia: Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, purificatevi”. L’attacco ad un convoglio del PAM, Agenzia insignita del Premio Nobel per la Pace pochi mesi fa, “diventa un simbolo, lugubre ma purtroppo eloquente – ha detto Balestrero – di un attacco alla pace. Nessuno di noi, però, deve cedere a questa logica, violenta ma anche effimera, perché crede di vincere e d’imporsi, ma in realtà si espone a cadere sotto la stessa logica, quando è abbracciata da chi è ancora più forte. E sempre si trova qualcuno più forte”.
“La morte di Luca e di Vittorio – ha aggiunto il nunzio – ci testimonia che la diplomazia è anche impegno a sostegno dei più svantaggiati e in un contesto di rischio. Entrambi hanno servito lo Stato, hanno fatto apprezzare l’Italia, hanno rappresentato in modo esemplare i tanti connazionali che, anche qui nella Repubblica Democratica del Congo, da anni sono impegnati in campo umanitario”.
“Luca e Vittorio – ha detto ancora Balestrero – non ci hanno lasciato soltanto una testimonianza, ma ci hanno affidato pure un compito: operare per il bene di tutti! Spesso, la domenica partecipavano alla S. Messa in nunziatura. Ogni domenica inviavo all’ambasciatore la mia omelia per whatsapp ed egli sempre ringraziava. Sono commosso a pensare che, questa volta, purtroppo non lo potrò fare. Però gli mando, insieme a voi, la nostra preghiera, assai preziosa in questo momento e l’abbraccio caldo della fede nella comunione dei santi”.
fonte: Vatican News
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