COMPIE 50 ANNI L’ICONA DELLA MADONNA DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE

La Vergine con il bambino, dipinta a Parigi nel 1973,
è opera dello spagnolo Kiko Argüello

di Salvatore Stano

Quando nel 1973, il pittore spagnolo Francisco José Gómez de Argüello Wirtz – classe 1939, conosciuto con il nome d’arte di Kiko Argüello – realizzò il dipinto della Vergine con il bambino, mai avrebbe immaginato che questa opera, in breve tempo, sarebbe divenuta una delle icone più conosciute e venerate al mondo.
La popolarità conseguita dall’immagine, si deve soprattutto all’opera evangelizzatrice del Cammino Neocatecumenale, un “itinerario di formazione cattolica, valida per la società e per i tempi odierni”, riconosciuto ufficialmente dalla Santa Sede il 29 giugno 2002, con l’approvazione degli Statuti.

In concreto, si tratta di una iniziazione cristiana che parte da un annuncio cristiano di tipo esistenziale, per costituire comunità in cui si ascolta la parola di Dio, si celebrano i sacramenti e si vive l’amore fraterno. Tutto questo in un mondo che, o a volte è superficiale in ambito religioso, o vive non raramente un profondo scollamento tra fede e vita.

KIKO ARGÜELLO DONO DI DIO

Il professore e teologo Don Piergiovanni Devoto – uno dei pochi (forse) che parlava in modo corretto e corrente la lingua di Cicerone, scomparso recentemente (Avvenire, 25 marzo 2020), autore di un preziosissimo libro sul Cammino Neocatecumenale intitolato: “Il Neocatecumenato, un’iniziazione cristiana per adulti” (Ed. Chirico, 2004) – analizzando gli inizi umilissimi del Cammino Neocatecumenale (che vedremo più avanti), considera la nascita di questa realtà ecclesiale, un segno dei tempi nuovi, maturati con il Concilio Vaticano II. Inoltre considera Kiko “un dono meraviglioso di Dio alla Chiesa, un novello Paolo di questi ultimi tempi, pieno di talenti che generosamente mette al servizio della Chiesa per la Nuova Evangelizzazione”.

Don Piergiovanni Devoto

KIKO: PITTORE, MUSICISTA, ARCHITETTO E SCULTORE 

Kiko Argüello nasce a León, Spagna, il 9 gennaio 1939. Studia Belle Arti alla Reale Accademia di Belle Arti di San Fernando, Madrid. Nel 1959, consegue il Premio Nazionale Straordinario di Pittura, e nel 1962, insieme allo scultore Coomontes ed il vetratista Muñoz de Pablos, forma un gruppo di ricerca e sviluppo di Arte Sacra, che chiameranno “Gremio 62”.

In quegli anni poi, realizza delle esposizioni a Madrid presso la Biblioteca Nacional, e nel 1964, designato dal Ministero della Cultura, rappresenta la Spagna nell’Esposizione Universale di Arte Sacra a Royan (Francia). Infine nel 1965, in Olanda, espone alcune delle sue opere alla Galleria “Nouvelles images”.

Attraverso la pittura, la musica, l’architettura e la scultura, promuove quella che egli definisce una “nuova estetica” che ha come obiettivo quello di portare gli uomini alla fede.

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Ma quali sono i molti talenti di cui parlava Don Devoto messi a disposizione della Nuova Evangelizzazione?

Argüello come pittore ha realizzato opere importanti in tutto il mondo. In Spagna, soprattutto a Madrid – risalta la corona misterica della Cattedrale dell’Almudena (2004); in una parrocchia di San Pedro del Pinatar – Murcia (2005). In Italia ha dipinto nella parrocchia San Bartolomeo in Tuto a Scandicci (FI) (tra il 1985 e il 1997). Ci sono opere sue nelle parrocchie romane dei Martiri Canadesi (1972 e 1977) e Santa Francesca Cabrini (1984 e 1992). In altre città d’Italia e nel mondo, aiutato da alcuni pittori appartenenti al Cammino Neocatecumenale, ha realizzato opere nelle città di Piacenza (2000), Parigi (2005), Perugia (2006), Varsavia (2009), Managua (2010), Cagliari (2013), Verona (2014) e molte altre. Ultima, il grande retablo nel Seminario Redemptoris Mater di Roma (2017).

Un’altra opera da tenere in considerazione (2003), è la decorazione della parete absidale della cappella della Domus Galilaeae (Israele), dove è rappresentato il tema iconografico del Giudizio Universale sulla scia dell’arte iconografica russa. La Domus Galilaeae è un centro di preghiera e accoglienza per i pellegrini della Terra Santa, situato sul Monte delle Beatitudini e che, per espresso desiderio di San Giovanni Paolo II, serve anche per stendere ponti con il popolo ebreo.

Come architetto ha sviluppato un nuovo modello di parrocchia e di seminario, basato sulla nuova estetica e nei quali ci sono anche delle vetrate create da lui. Ci sono esempi in Spagna, Italia, Nicaragua, Stati Uniti, Finlandia, Repubblica Dominicana, e alcuni paesi di Asia e Africa. In questo senso, l’opera più significativa è proprio la Domus Galilaeae.

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LA CRISI ESISTENZIALE E LA CONVERSIONE

Agli inizi degli anni 60, in seguito a una dura crisi esistenziale avviene in lui una profonda conversione che lo porta a dedicare la sua vita a Gesù Cristo e alla Chiesa. Viaggiando molto e visitando diversi paesi europei si convince che Cristo è presente nella sofferenza degli “ultimi della terra” e, seguendo le orme di san Charles de Foucauld, di cui conobbe i “piccoli fratelli”, nel 1964 decide di cominciare a vivere insieme ai più poveri, in una baracca di Palomeras Altas, alla periferia di Madrid.

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A tutta questa vicenda spirituale non è stata estranea una donna, María del Carmen Hernández Barrera (1930-2016), laureata in chimica e licenziata in teologia, testimone con Kiko della gratuità dell’amore di Dio verso tutti, ma soprattutto verso gli ultimi della terra, che darà alla vita del Cammino Neocatecumenale, il suo notevole apporto di donna appassionata, preparata e intelligente.

Entrambi, spinti dall’ambiente dei poveri, trovano una nuova forma di predicazione, una sintesi kerigmatico-catechetica, che dà luogo alla formazione di una piccola comunità cristiana. Nasce così, tra i più poveri, la prima comunità neocatecumenale. Questa comunità, nella quale si rende visibile l’amore di Cristo crocifisso, diviene un “seme” che, grazie all’allora arcivescovo di Madrid, Mons. Casimiro Morcillo, viene piantato nelle parrocchie di Madrid e in seguito in quelle di Roma e di altre nazioni.

Attualmente, dopo quasi 60 anni, il Cammino Neocatecumenale è presente in: 135 nazioni dei 5 continenti; 1.366 diocesi; 6.293 parrocchie; 21.066 comunità. Solo in Italia conta circa cinquecentomila fedeli. [Dati ufficiali, novembre 2022]

LA SERVA DI DIO CARMEN HERNÁNDEZ

È doveroso ricordare, inoltre, che a Madrid, il 4 dicembre 2022, alla presenza del cardinale Carlos Osoro Sierra, arcivescovo di Madrid, c’è stata l’apertura della causa di beatificazione di Carmen Hernández (serva di Dio), iniziatrice, insieme a Kiko Argüello, come dicevamo, del Cammino Neocatecumenale.

Il cardinale, nel suo discorso durante l’Atto di apertura, ha definito Carmen: “Una donna innamorata di Cristo, che ha annunciato il Vangelo fino ai confini della terra e ha dato importanza e dignità alla donna nella società e nella Chiesa”.

La serva di Dio María del Carmen Hernández Barrera

Apertura della causa di beatificazione di Carmen Hernández

LA STORIA DELL’ICONA

Ogni ordine religioso, associazione, movimento, congregazione, ha il suo segno di riconoscimento. Vale un po’ come le antiche legioni romane, che al grido di Signa inferre! (Portare avanti le insegne!), prima di iniziare una battaglia, o nelle marce trionfali di ritorno a Roma, erano riconoscibilissime poiché mostravano i vessilli di appartenenza. Gli aderenti al Cammino Neocatecumenale sono riconoscibili dall’icona della “Vergine del Cammino”, che espongono alla venerazione nelle loro celebrazioni liturgiche, o in piazza San Pietro, in occasione delle visite al Papa, o nelle GMG. (Giornate Mondiali della Gioventù).

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A 50 anni dalla creazione del dipinto della Madonna del Cammino, abbiamo ricostruito la storia del lavoro eseguito da Kiko su questa meravigliosa icona, grazie a Giuseppe Cartolano, membro dell’equipe dei pittori che aiutano Kiko Argüello nei lavori di realizzazione dei cicli pittorici e figlio di Silverio Cartolano e Giovanna Imperati, responsabili del Cammino Neocatecumenali in Puglia, Basilicata e Albania.

Giuseppe, ci racconti la storia dell’icona?

«Da quanto ci ha raccontato Kiko, tutto ha avuto inizio l’8 dicembre del 1959, solennità dell’Immacolata Concezione, da quella che lui definisce una “visione intellettuale” della Vergine Maria, avuta in casa dei genitori a Madrid, in via Blasco de Garay.  

Dopo aver mangiato, Kiko, come suo solito, sentì la necessità di andare a pregare nella sua stanza. Vi andò e si mise in ginocchio accanto al suo letto. Improvvisamente la camera si è riempita di luce ed è apparsa la Vergine. Non la vide, ma sentì dietro di lui la sua presenza e una voce interiore che disse: Bisogna fare comunità cristiane come la Sacra Famiglia di Nazareth, che vivano in umiltà, semplicità e lode; dove l’altro è Cristo”.  

Nel corso degli anni a seguire, quando ormai si erano costituite le prime comunità del Cammino in Spagna, Italia, Francia e altre parti del mondo, Kiko volle riprodurre l’immagine di quello che aveva percepito, nella visione del 1959.

Nel 1973, mentre si trovava a Parigi, decise di iniziare il lavoro, poiché sfogliando un libro di icone russe in bianco e nero, trovò una immagine che era molto, ma molto simile a quanto aveva percepito.

A sua insaputa però, l’immagine del libro non riproduceva la totalità del quadro, ma solamente la parte superiore. L’opera in questione fu dipinta dall’iconografo russo Simon Fëdorovič Ushakov, vissuto nel XVII secolo. Oggi conservata nella Galleria Statale Tretyakov di Mosca.

Simon Ushakov a sua volta aveva riprodotto l’immagine della Vergine Maria ispirandosi al modello del tema iconografico della Santa Madre di Dio di Kykkos (la Kykkotissa), la cui icona originale secondo la tradizione è stata dipinta dall’Apostolo Luca ed è oggi custodita nel Monastero di Kykkos a Cipro, arrivata da Costantinopoli nel XI sec.

Solo qualche tempo dopo, Kiko Arguello venne a conoscenza dell’icona integrale di Simon Ushakov e di quella originale di Cipro. La somiglianza fonetica tra la titolazione dell’icona originale e del suo nome d’arte, fu visto da lui come una consolazione da parte della Vergine e un ulteriore incoraggiamento a continuare la missione che gli era stata affidata.

La Kykkotissa, opera di Simon Fëdorovič Ushakov

Quale particolarità ha l’icona, quale simbologia?

«A differenza della maggioranza delle icone ortodosse, dove la Madre e il Figlio si guardano reciprocamente, qui la Vergine Maria e il Bambino guardano nella stessa direzione, a sinistra, dove si trovano i peccatori come nel Giudizio finale del vangelo di Matteo (25, 31-33 ndr). La missione della Madonna e del Bambino è di salvare i peccatori. Kiko poi ha scritto in spagnolo, in prossimità della bocca della Vergine, le parole che lui intese: “Hay que hacer comunidades cristianas como la Sagrada Familia de Nazaret, que vivan en humildad, sencillez y alabanza. El otro es Cristo(Bisogna fare comunità cristiane come la Sacra Famiglia di Nazareth, che vivano in umiltà, semplicità e lode. L’altro è Cristo)».

 Con quale tecnica è stata realizzata?

«La pittura è stata fatta su una tavola non preparata, utilizzando colori ad olio e foglia d’oro. Ogni artista poi ha una sua particolare tecnica che lo contraddistingue; Kiko solitamente dopo aver applicato il colore lo rimuove in parte raschiando o utilizzando canovacci, per poi tornare a metterne altro, lavorando su quello che era venuto fuori in precedenza, e così via. Questo permette di trovare delle meravigliose sfumature e tonalità di colore che arricchiscono la composizione. Il quadro misura 28,5 cm x 40 cm e oggi la si può ammirare in una cappella della cattedrale dell’Almudena a Madrid».

 Come mai oggi l’originale si trova nella cattedrale dell’Almudena a Madrid?

«Sempre secondo quanto ci ha raccontato Kiko, nel 1993, Papa Giovanni Paolo II si recò in visita apostolica in Spagna (12-17 giugno 1993 ndr). Per quel viaggio apostolico ci furono due momenti importanti: la conclusione del XLV Congresso Eucaristico Internazionale, che si tenne a Siviglia, e la consacrazione della cattedrale di Madrid “Virgen de la Almudena”, al termine di lunghi lavori di costruzione.

Le cappelle laterali si decise di assegnarle ai vari movimenti e congregazioni (nel caso del Cammino Neocatecumenale, “iniziazione cristiana”). Per quella dedicata al Cammino, Kiko decise di decorarla con una pittura murale realizzando quello stesso anno, un’Annunciazione ispirata ad un’icona di Rublev, lavorando di notte. Al centro della parete absidale, come a presiedere tutta la cappella, fu da Kiko stesso collocata, dentro una preziosissima cornice, l’icona della Vergine del Cammino, che fino ad allora era stata custodita per molti anni nella casa di una coppia di una comunità di Madrid.

Qualche anno più tardi (1999), Kiko decise di arricchire ulteriormente la cappella ingrandendo la parete absidale e dipingendo, nella lunetta situata alla sommità, una Trinità ispirata sempre al grande iconografo russo del XV sec Andrei Rublev».

Cappella dedicata al Cammino Neocatecumenale presso la Cattedrale de la Virgen de la Almudena a Madrid

 

L’icona della Madonna del Cammino è dunque una riproduzione moderna operata da Kiko della Panagia tou Kykkou che si venera nell’isola di Cipro. Cipro ha accolto il Cristianesimo ai tempi di Paolo e di Barnaba, ai quali si attribuisce la fondazione della Chiesa nell’isola.

Antiche fonti apocrife sostengono che Maria SS. si sia recata a Cipro per fare visita ai Cristiani dell’isola. Pertanto, Cipro costituisce come un unico, vasto Santuario mariano per il numero di Monasteri, Chiese e Santuari dedicati alla Madonna sotto i nomi più vari e più suggestivi: Kykkiotissa, Panaghía Troodotissa, Arakiotissa, Chrysorraitis, Angheloktistos, ecc. Come già detto prima, stando alla tradizione, l’icona che si trova lì, a Cipro, fu dipinta da San Luca evangelista.

 CHE COS’È IL CAMMINO NEOCATECUMENALE?

Al di fuori dei documenti ufficiali, canonici, che attestano l’autenticità del carisma del Cammino Neocatecumenale, riportiamo una sintesi rilevante fatta, con parole semplici, dal Card. Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo emerito di Madrid, che definisce il Cammino Neocatecumenale: “un itinerario di formazione cristiana per i battezzati immersi in una vita di peccato, con la fede morta, la speranza arida e la carità spenta; e, naturalmente, anche per i non battezzati che, toccati ora dalla grazia dello Spirito Santo, hanno sentito e accolto il kerigma, l’annuncio dell’Incarnazione, della vita e della passione, morte e risurrezione di Nostro Signore e son voluti entrare nel cammino che porta alla vita, nella Chiesa. La Chiesa, vivendo con nuova freschezza spirituale e pastorale il Mistero pasquale di Cristo – la sua Parola, i suoi sacramenti, l’Eucaristia suo fonte e culmine (LG 11) – si rinnova interiormente nella grazia e nella santità e viene rafforzata evangelicamente per la sua missione nel mondo”.

LE TAPPE DELLA RISCOPERTA DEL BATTESIMO NEL CAMMINO NEOCATECUMENALE

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Si ringrazia il Cammino Neocatecumenale per il materiale fotografico e iconografico

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