È scontro sui conti del 2024. Una notte di trattative e i paletti del ministro dell’Economia.
di Redazione
Ieri notte, il protagonista nel riassumere la situazione dell’Unione europea, almeno per quanto riguarda le sue regole finanziarie pubbliche, è stato l’uomo che ha contribuito notevolmente a complicare il processo di formulazione di tali regole. Christian Lindner, ministro delle Finanze di Berlino, ha dichiarato sarcasticamente tra mercoledì e giovedì: “Con questa gestione delle politiche di bilancio, resterete in procedura per deficit eccessivo fino al 2031”.
Lindner si riferiva a governi con un alto debito e deficit, come la Francia, la Spagna e soprattutto l’Italia. Sebbene utilizzasse il sarcasmo, ha colto un punto cruciale: con il nuovo Patto di stabilità, potrebbe essere quasi più agevole attuare le manovre di bilancio previste quando si è al di fuori delle regole rispetto ad affrontare la normalità successiva. Questo è possibile perché Lindner ha ottenuto gran parte delle restrizioni proposte dalla Commissione europea sulle regole post-2027, rappresentando il “92% di accordo” con Parigi, come il ministro tedesco ha dichiarato ieri. Ha garantito un trattamento differenziato per i governi con un debito superiore al 90% del prodotto interno lordo (PIL): dovranno ridurlo dell’1,5% del PIL all’anno anziché dell’1% come gli altri; probabilmente dovranno mirare a un deficit dell’1% invece dell’1,5%, e forse dovranno controllare la dinamica della spesa con maggiore rigore.
Tuttavia, per ottenere questi vantaggi, Lindner dovrà fare concessioni su ciò che interessa di più ai leader dei paesi più indebitati: minimizzare i sacrifici di bilancio e quindi i problemi politici durante la durata dei loro governi. Questo diventa particolarmente critico a partire dall’estate prossima, quando probabilmente si troveranno in procedura per deficit eccessivo a Bruxelles. I ministri finanziari di Roma e Parigi, Giancarlo Giorgetti e Bruno Le Maire, hanno svolto un ruolo centrale in questo contesto.
Nadia Calviño, presidente di turno dell’Unione in quanto ministra spagnola, ha convocato tutti i protagonisti nella sua delegazione verso mezzanotte e mezza ieri. Prima è stato Giorgetti, seguito dieci minuti dopo da Le Maire e successivamente da Lindner. È in questo contesto che il ministro italiano ha delineato i suoi vincoli: “Non posso impegnarmi a nulla se so che non potrò rispettarlo”. I ministri finanziari dei quattro principali paesi dell’euro sono rimasti riuniti fino quasi alle tre di mattina, ciascuno con uno sherpa (per l’Italia, il direttore del Tesoro Riccardo Barbieri Hermitte). L’argomento all’ordine del giorno era il “braccio correttivo” delle regole di bilancio, un regolamento da approvare all’unanimità sugli obblighi dei paesi in procedura per deficit eccessivo. Questo è un tema delicato, poiché Italia, Francia e Spagna rischiano seriamente di trovarsi in questa situazione da luglio prossimo.
Lindner vorrebbe che i paesi in procedura correggessero i conti di circa lo 0,5% del PIL in termini “strutturali” (al netto di misure una tantum e fluttuazioni dell’economia). Per l’Italia, questo significherebbe una stretta di dieci miliardi nella manovra da redigere a settembre prossimo, a cui si aggiungerebbero circa 18 miliardi per rifinanziare gli sgravi previsti in bilancio solo per il 2024. Le Maire chiede di esentare gli aumenti degli investimenti in difesa, tecnologie e ambiente fino al 2027 (l’anno delle elezioni presidenziali francesi), al fine di ridurre la correzione al 0,3% del PIL. Giorgetti cerca anche di escludere i costi aggiuntivi derivanti dagli interessi sul debito. Il risultato per l’Italia sarebbe una stretta netta “strutturale” sul deficit di circa sette o otto miliardi all’anno fino al 2027.
Sebbene possa sembrare significativo, è meno di quanto sarebbe necessario risparmiare a velocità di crociera per ridurre un debito superiore al 90% del PIL. Fernando Medina, ministro delle Finanze del Portogallo, che ha un debito elevato ma è già in pareggio di bilancio, ha scherzato amaramente: “Devo trovare un modo per entrare in procedura per deficit eccessivo”. Anche Giorgetti è stato tagliente sulla vittoria di Calviño su Daniele Franco per la presidenza della Banca europea degli investimenti: “Se Franco fosse ancora stato ministro al mio posto, avrebbe potuto giocarsela”. Una stoccata a Calviño, sospettata di aver utilizzato il suo ruolo di mediazione come presidente di turno per favorire se stessa nella corsa per la Bei.
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