Il 38enne lavorava nello stabilimento Jindal Films e stava manovrando un carro ponte con un’anima di ferro che, per cause da accertare, gli è finito addosso. É morto in ospedale
Stava trasportando con un carro ponte una bobina di materiale plastico con l’anima di ferro quando, per cause ancora da accertare, gli è caduta addosso provocandogli lo schiacciamento del torace. Gianfranco Conte, un 38enne di Tuturano (Brindisi) ha chiesto aiuto ed è stato soccorso immediatamente, ma poi è morto all’ospedale Perrino di Brindisi, dov’era stato trasportato con urgenza. E’ un nuovo incidente mortale sul lavoro – che appesantisce le statistiche di settore – avvenuto verso mezzogiorno del 13 marzo nello stabilimento Jindal Films di Brindisi. Si tratta del segmento industriale impegnato nella lavorazione di materiale plastico della multinazionale, che anni fa partecipò al bando per l’acquisizione dell’Ilva di Taranto.
Le indagini
Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i tecnici dello Spesal che, attraverso numerose testimonianze dei colleghi di lavoro e l’ispezione sulle attrezzature utilizzate stanno procedendo alla ricostruzione dell’incidente per individuare eventuali responsabilità. La procura di Brindisi, nel frattempo, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. La vittima aveva lavorato per alcuni anni con una ditta metalmeccanica dell’indotto di Jindal e da un paio d’anni era stato assunto direttamente dall’azienda. Lascia la moglie Erika Colella e le piccole Elvira e Mia, di 11 e 7 anni.
La reazione dei sindacati
Ercole Saponaro, segretario generale di Confial Brindisi, già dipendente per 28 anni della stessa Jindal, esprime «sgomento, dolore, immenso sconforto per la perdita di un altra giovane vita mentre lavorava la sua onesta giornata di lavoro. Un giovane padre vittima dell’ ennesimo incidente sul lavoro». Il sindacalista sottolinea che Jindal Films «purtroppo non è nuova a incidenti mortali, non nuova a gravi infortunati. Non è il momento delle analisi sarà l’autorità giudiziaria a stabilire cause e responsabilità, ma questo dolore, la disperazione della famiglia, della moglie e figli, non possono rimanere nella solita gara di solidarietà, nelle solite sceneggiate di scioperi tardivi e di facciata, la pericolosità delle lavorazioni e le condizioni di lavoro erano ben noti, qualche mese fa un altro lavoratore perse la mano trasportata nei rulli. Basta ora molti dovrebbero fare un esame di coscienza su tanti occhi bendati».
fonte: Corriere del Mezzogiorno
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