L’intervento di chirurgia plastica non può essere eseguito per via delle ferie e delle malattie del personale. Si consiglia il trasferimento al pediatrico di Bari, ma i genitori preferiscono portarla al Bambin Gesù di Roma
Fa l’iniezione di antibiotico e finisce in ospedale, al Perrino di Brindisi, per necrosi di parte del muscolo del gluteo (la zona di inoculazione di penicillina e lidocaina, miscela iniettata da un’infermiera). I medici vogliono vederci chiaro e devono eseguire una risonanza, ma nell’ospedale brindisino manca l’odontoiatra per rimuoverle l’apparecchio dentale; i genitori si fanno carico della rimozione, ma dopo gli esami radiologici emerge la necessità di un intervento. A quel punto, però, scoprono che non può essere operata a Brindisi perché in chirurgia plastica manca il personale. Così non resta che portarla al Bambin Gesù di Roma. Protagonista della vicenda è una bambina di 9 anni.
L’intervento di chirurgia plastica non si può eseguire
Dopo gli esami radiologici con la prescrizione di intervento chirurgico, infatti, dal reparto di chirurgia plastica comunicano la difficoltà a «garantire continuità assistenziale», che in pratica si traduce con «la possibilità di intervenire chirurgicamente senza potersi prendere cura successivamente della paziente». Nel reparto di chirurgia plastica manca il personale, tra ferie e malattie, e per questo è stato provvisoriamente accorpato alla chirurgia generale. La soluzione prospettata ai genitori? Trasferirla all’ospedale Pediatrico “Giovanni XXIII” di Bari. A quel punto i genitori provvedono, ancora una volta autonomamente, al trasferimento al Bambin Gesù di Roma, su mezzo medico privato con infermiera specializzata per non sospendere la terapia di idratazione con flebo.
Il trasferimento a Roma e i dubbi sull’antibiotico
Dalla notte del 21 la bambina è a Roma e in queste ore stanno predisponendo la sala per operarla. A oggi è ancora ignota la causa della necrosi. Si esclude l’errore umano, ma rimangono aperte ipotesi legate ad una reazione avversa ad un lotto del farmaco che i familiari hanno identificato. Proveniva dal Portogallo. Non è esclusa la possibilità che i medici possano segnalarlo all’Aifa. Sarebbe il primo caso. Il padre da Roma apprezza gli sforzi del reparto di pediatria di Brindisi che, nell’arco di tre giorni, ha consentito l’esecuzione di ben due risonanze, ma non può non commentare negativamente le gravi criticità riscontrate al “Perrino”.
«La sanità – ha sottolineato – non può andare in vacanza. Ci è sembrato un incubo. È stato terribile venire a conoscenza da un momento all’altro dell’urgenza dell’intervento e poi mentre ci facevamo coraggio, ricadere nell’avvilimento dinanzi allo scenario di assenza di personale medico».
FONTE: CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
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