I lavori a cinquant’anni dall’ultimo intervento. Il custode del Sacro Convento Moroni: “Nuovo splendore ad un’immagine che non è solo un’opera d’arte, ma è un richiamo dall’alto valore simbolico alla figura e ai valori di San Francesco stesso”
La Maestà di Assisi torna al suo splendore. Si è tenuta questa mattina, 16 febbraio, la conferenza stampa di presentazione e lo svelamento dell’affresco della Madonna in trono col bambino, angeli e San Francesco di Cimabue, noto anche come Maestà di Assisi, a conclusione dei lavori di restauro realizzato da un’équipe della Tecnireco diretta dal capo restauratore della Basilica di San Francesco prof. Sergio Fusetti, grazie al contributo della casa automobilistica Ferrari. Il progetto conservativo è iniziato a gennaio 2023, a cinquant’anni dall’ultimo intervento, e ha impiegato un anno di lavoro.
Databile tra il 1285 e il 1290 – la prima realizzata da Cimabue all’interno della Basilica – l’opera è situata nella parte destra del transetto settentrionale della chiesa inferiore della Basilica di San Francesco. L’affresco è celebre non solo per la raffigurazione della Vergine in trono, ma anche per quello che si ritiene essere uno dei ritratti più antichi e affidabili di san Francesco stesso, realizzato, secondo la tradizione, sulla base delle indicazioni di chi lo aveva conosciuto personalmente.
Il custode del Sacro Convento: nuovo splendore all’immagine
“Sono estremamente grato al professor Fusetti e all’équipe della Tecnireco, e ovviamente a Ferrari – ha dichiarato fra Marco Moroni, custode del Sacro Convento -, per la sinergia che ha permesso di portare a nuovo splendore un’immagine che non è solo un’opera d’arte, ma è – anzitutto per noi francescani e per tutti i devoti del Santo – un richiamo dall’alto valore simbolico alla figura e ai valori di San Francesco stesso. Tutto ciò è particolarmente significativo mentre ci prepariamo al grande centenario francescano del 2026 in cui celebreremo gli 800 anni della pasqua del Santo di Assisi. Il ritratto di san Francesco, rappresentato in questo capolavoro di Cimabue, ci riporta necessariamente alla sua figura storica che manifesta ancora oggi una straordinaria attualità e continua ad essere fonte di provocazioni profonde per ciascuno di noi, per la Chiesa, per il mondo intero”.
Lavoro conservativo
Realizzato con una tecnica a secco, per questo meno resistente nel tempo, dal ‘500 l’affresco ha subito numerosi interventi di restauro, a seguito dei quali ha ricevuto modifiche rilevanti, come nel caso del volto di San Francesco. Nel 1973 è avvenuto l’ultimo intervento a cura dell’Istituto Centrale del Restauro. Nel progetto appena ultimato sono state effettuate numerose indagini con diverse tecniche e strumentazioni non invasive per analizzare lo stato di conservazione dell’opera e i materiali utilizzati nei restauri precedenti. Si è scelto, quindi, di compiere un lavoro conservativo dell’affresco, rimuovendo tutti i restauri precedenti. L’intervento ha seguito il modello dell’Istituto Centrale del Restauro del 1973 con un approccio meno invasivo, che ha cercato di esaltare il contributo dell’artista e si è concentrato anche sul consolidamento dell’intonaco della struttura muraria.
Ampio progetto di manutenzione
Quello del restauro della Maestà di Cimabue rientra nel più ampio progetto di interventi di manutenzione e conservazione del patrimonio presente all’interno della Basilica di San Francesco, reso ancora più necessario a seguito degli eventi sismici degli ultimi decenni e per il rischio di eventuali nuovi terremoti. A seguire quest’ultimo lavoro appena presentato, in questi giorni sta iniziando il restauro della Cappella di Santo Stefano, affrescata da Dono Doni e Giacomo Giorgetti.
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