Treviso, ferite alla testa del barista veneziano 26enne. Il magistrato ha disposto l’autopsia. Il sospetto dell’assunzione di una tisana di ayahuasca
Il ritrovo lungo il Piave
Sabato scorso Alex avrebbe raggiunto da Marcon (Venezia) l’Abbazia di Santa Bona, nella Marca, dov’era in corso una riunione privata fra una ventina di persone iniziata la sera prima. I partecipanti avrebbero ascoltato una musica particolare e partecipato al rito dell’assunzione di una tisana di ayahuasca, sostanza allucinogena utilizzata nei rituali sciamanici del Sudamerica. Al momento non si sa se Alex, che aveva appena concluso un contratto di lavoro da barista in Trentino, avesse già partecipato a sedute di questo tipo. L’impressione degli investigatori è che il 25enne sarebbe stato mosso dalla curiosità, poiché non era nella lista degli invitati.
Nel pomeriggio il giovane avrebbe fatto un bagno, poi alla sera si sarebbe preparato ai rituali. L’ayahuasca, detta anche «liana dei morti», è un decotto che provoca reazioni a livello mentale di tipo psichedelico e allucinogeno. Viene realizzata mescolando diverse piante originarie della foresta amazzonica ed è in grado di indurre un effetto visionario. Il consumo avviene in un ambiente buio, accompagnato da canti tribali che si ritiene aiutino a guidare le visioni e proteggere lo spazio spirituale dei partecipanti. Ma l’effetto che quella bevanda avrebbe avuto su Alex sarebbe stato devastante: il giovane infatti avrebbe lasciato l’Abbazia intorno alle 3 di notte, cominciando a vagare senza meta nella boscaglia circostante. Avrebbe perso i riferimenti per tornare indietro e in preda a uno stato di semi-incoscienza sarebbe caduto in acqua. La corrente, resa più insidiosa dalle piogge dei giorni precedenti, avrebbe trascinato il corpo di Marangon, che quindi sarebbe annegato.
L’autopsia
Il post mortem prevede anche l’effettuazione degli esami tossicologici, che potranno svelare se il giovane di Marcon abbia effettivamente assunto l’ayahuasca. Sembra invece venire meno l’ipotesi di un’intossicazione da stupefacenti o lo stato di ebbrezza: nell’Abbazia non sono stati infatti trovati né droga ne alcolici. L’autopsia potrà inoltre risolvere il mistero della lesione riscontrata sul fianco di Marangon, che aveva la testa tumefatta. Le ferite riscontrate secondo l’esame esterno del cadavere sono giudicate compatibili con un trascinamento del corpo in acqua. Invece la lesione al fianco sembra essere il morso dato da un animale selvatico, forse una volpe. L’ipotesi più accreditata al momento è che sia stato inferto quando il cadavere è emerso dall’acqua, dal momento che il corpo non presenta lesioni da difesa alle mani o alla braccia. Ma c’è anche la possibilità che Alex sia stato attaccato quando era ancora in vita e che, probabilmente privo della necessaria lucidità, sia scivolato in acqua.
Il padre
«Avrai lottato come un leone anche sabato notte, ma stavolta ti sei imbattuto in qualcosa di enorme che non ti ha dato scampo. Nel tuo diario, ritrovato all’interno dell’Abbazia, c’era la conferma che eri molto sereno. Addirittura sabato ci hai promesso di raggiungerci già domenica, per mangiare la pizza insieme», ha scritto Luca Marangon, il padre del ragazzo, in un messaggio indirizzato al figlio e postato sui Social.
L’ayahuasca
L’uso della ayahuasca è molto comune soprattutto in due culti di origine sudamericana, il Santo Daime e l’União do Vegetal, che mettono insieme credenze religiose delle civiltà pre-colombiane e il cristianesimo. Il Santo Daime, conosciuto nel nostro Paese con il nome di «Culto Eclettico della Fluente Luce Universale», conterebbe alcuni gruppi attivi anche nel Nordest. In Italia l’ayahuasca è considerata a tutti gli effetti una droga illegale dopo una sentenza del 2023 del Tar del Lazio.
(ha collaborato Anna Maselli)
fonte: CORRIERE DEL VENETO
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