Di Salvatore Stano
Tempo di bilanci per Mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, un vero uomo di Dio che in questi anni ha vissuto tutto il dramma del capoluogo ionico, città martoriata da un disastro ambientale che ha falcidiato tante vite, non risparmiando nessuno.
Il vescovo e pastore della diocesi a breve compirà 75 anni e recentemente Papa Francesco ha nominato arcivescovo coadiutore di Taranto mons. Ciro Miniero, trasferendolo dalla Diocesi di Vallo della Lucania, accogliendo la richiesta di Mons. Santoro, che aveva nominato ultimamente delegato speciale per i Memores Domini, la Fraternità di Comunione e Liberazione, impegno che lo porterà in varie parti del mondo. Da qui la sua richiesta di avere un coadiutore che gli succederà automaticamente quando Bergoglio accetterà le dimissioni, il che dovrebbe avvenire al compimento appunto dei 75 anni.
Indelebile rimarrà nel cuore dei fedeli tarantini, il ricordo di quel bigliettino di auguri della notte di Natale del 2015 quando, in occasione dell’apertura straordinaria del Giubileo della Misericordia, in quell’anno, voluto da papa Francesco, scrisse “vorrei che Taranto non soffrisse più”.
Siamo andati a trovarlo a Taranto, e, a margine della concelebrazione della solennità del Corpus Domini, avvenuta nell’omonima parrocchia del quartiere Paolo VI, ci ha rilasciato questa intervista esclusiva.
Eccellenza, è tempo di bilanci. Un sunto di quella che è stata l’attività apostolica, pastorale e missionaria di questi anni.
«Innanzitutto sono grato al Signore per questo ministero, per il ministero di questi anni. Sono arrivato qui a Taranto, il 5 gennaio del 2012, e ho avuto una accoglienza straordinaria. Sono stato 27 anni missionario in Brasile come fidei donum nell’Arcidiocesi di Rio di Janeiro (l’espressione fidei donum in latino: “dono di fede” indica i presbiteri, i diaconi e i laici diocesani che vengono inviati a realizzare un servizio temporaneo in un territorio di missione dove già esiste una diocesi. Ndr). Poi nel 1996 sono stato ordinato vescovo ausiliare di São Sebastião di Rio di Janeiro, nel 2004 sono stato nominato vescovo diocesano di Petropolis, poi sono venuto in Italia su richiesta di Papa Benedetto XVI».
L’INGRESSO DAL MARE COME SAN CATALDO
«Quando giunsi a Taranto, mi chiesero se volessi fare il mio ingresso in diocesi giungendo da mare o per terra? Io chiesi loro: “ma san Cataldo, il patrono di Taranto, da dove è venuto? Dal mare – mi risposero – Allora pure io!” È stata una festa straordinaria, un accoglienza grandiosa che mi ha aperto il cuore. Poi io, abituato allo stile brasiliano, sono stato contentissimo di incontrare la gente, di stare con loro. E subito dopo l’ingresso in diocesi, le prime visite che ho fatto sono state all’Ospedale SS. Annunziata e all’Ospedale Nord, Giuseppe Moscati, alle carceri, cioè ai luoghi del bisogno».
LA MESSA ALLE ACCIAIERIE DI TARANTO
«Dopo aver visitato gli ospedali sono andato a celebrare messa allo stabilimento ex ILVA. Una grande celebrazione e mi ricordo che ho celebrato messa davanti all’allora patron Riva. Incomincia l’omelia dicendo: “Porto ancora negli occhi le immagini dei bambini malati di cancro dell’ospedale Nord”. Poi continuai : “… quindi innanzitutto dobbiamo tener presente e tener conto della salute. Dobbiamo salvare la salute delle persone e particolarmente quella dei bambini. Allo stesso tempo dobbiamo salvaguardare un lavoro e un lavoro degno”. Quindi l’annuncio pastorale che ho fatto è stato quello della vicinanza alle persone e alle varie categorie».
C’è stata attenzione anche verso il clero diocesano?
«Abbiamo avuto anche un’attenzione particolare ai sacerdoti, ai diaconi e ai seminaristi. Abbiamo mantenuto il numero dei seminaristi. Ho ordinato in questi anni, 30 sacerdoti e ce ne sono altri quattro in arrivo: tre diaconi e un sacerdote da ordinare nel mese di settembre».
Quale proposito ha avuto nel ministero apostolico?
«Un ministero con l’obiettivo di rendere possibile alle persone del nostro tempo l’incontro con il Signore. Sperimentare la bellezza dell’incontro. Il titolo del mio stemma è: “Verbum caro factum”(il Verbo fatto carne). Dio si è fatto uomo, è venuto vicino a noi, ci è vicino, quindi il ministero del vescovo è quello di portare la presenza del Signore e rendere possibile l’incontro con Lui, che è la salvezza della vita, la luce della vita, la speranza di tutti. Perciò questo è stato l’obiettivo».
In che modo ha trasmesso tutto questo alla comunità diocesana?
«Per questo obiettivo io ritenevo necessario anche che la diocesi avesse uno scatto di vita di comunità e uno scatto missionario. Per prima cosa, abbiamo cominciato con un pellegrinaggio fatto a Loreto e lì ho dato tre parole che sono state punto di riferimento per l’anno. Poi dopo il primo anno abbiamo pensato a come fare un pellegrinaggio di tutte le parrocchie a San Giovanni Rotondo. Quello era il momento in cui io davo le linee fondamentali per l’anno. Non ho fatto lettere pastorali, ma lì davo tre punti semplici sui cui lavorare. E la partecipazione delle parrocchie è stato un momento bellissimo. Avevo detto in precedenza che ogni parrocchia doveva fare almeno un pullman. Siamo arrivati che a questi momenti partecipavano dalle cinquemila alle seimila persone, proprio come Chiesa in uscita. Prima che venisse Papa Francesco io ho lanciato lo slogan: “consumare la suola delle scarpe”. Cioè non dobbiamo essere cattolici seduti alle panche delle chiese, ma cattolici che consumano le suole delle scarpe nella missione. Avevo sperimentato questo già in Brasile, ed è una cosa bella. Quando è venuto Papa Francesco nel 2013, lui ha detto: “la Chiesa in uscita”, uscire, che è la stessa cosa di consumare le suole delle scarpe. Questo è stato il cammino fatto e sono contento. Poi ho continuato rafforzando il Consiglio pastorale, il Consiglio presbiterale e le varie forme di partecipazione… ed è stata un’esperienza ecclesiale molto intensa per ravvivare la fede delle comunità, le vocazioni si sono mantenute, sono cresciute; grazie a Dio c’abbiamo nel seminario regionale di Molfetta il numero più grosso di seminaristi della nostra arcidiocesi – anche se questo per le altre diocesi è un tempo di magra – anche qui in Puglia… però teniamo e curiamo. Ho una mia idea: che il seminario arcivescovile deve essere il cuore della diocesi. Ci sono sei seminaristi adesso, giovani. Altri ragazzi hanno chiesto di entrare ed è una cosa bella. Poi c’è tutto l’aspetto del rapporto con la vita della città».
Ecco, a proposito di questo, più volte l’abbiamo vista molto sofferente quando Taranto era su tutte le pagine dei giornali nazionali, in primo piano, quando si è saputo del martirio nella carne dei suoi cittadini per il disastro ambientale. L’abbiamo vista come il Cireneo del vangelo che insieme con Gesù porta la croce. Si rimprovera qualcosa, avrebbe voluto fare qualcosa di più?
«Quello che ho fatto è stato il massimo che si potesse fare. Innanzi tutto la vicinanza sia agli ammalati di cancro per l’inquinamento sia agli operai. Io c’avevo due processioni tutte le mattine: una di quelli che mi dicevano fai fermare gli impianti, fai fermare la devastazione ambientale, fai il possibile. Allora per far questo abbiamo fatto un convegno con la diocesi nel 2013: “Ambiente, lavoro, salute: un cammino possibile per il bene comune”. Abbiamo fatto venire professori dal Politecnico di Bari-Taranto e professori del Politecnico di Milano e Torino per dirci se era possibile una produzione che non inquinasse e loro ci hanno detto che era possibile. E io allora ho detto: “Ci vogliono due condizioni. Primo: il coordinamento delle forze che guidano, forze economiche e forze politiche, e secondo: l’innovazione tecnologica”. Quindi, quello che potevamo fare l’abbiamo fatto. Abbiamo dialogato, siamo intervenuti… Io poi ho costituito per questa problematica un vicariato per la cura della casa comune, come esiste il vicariato per liturgia, il vicariato per la pastorale, il vicariato per le vocazioni… Un vicario episcopale per queste cose, con un gruppo pluralista fatto di varie tendenze che è intervenuto puntualmente su tutti i problemi che esistevano, un’esperienza molto bella».
LA SETTIMANA DEI CATTOLICI ITALIANI A TARANTO
«Tutto questo lavoro è culminato nella “Settimana Sociale dei Cattolici Italiani” che abbiamo fatto. Io ero presidente del comitato scientifico organizzatore della Settimana sociale, La prima Settimana sociale è stata fatta a Cagliari, nel 2017, sul tema “IL LAVORO CHE VOGLIAMO. LIBERO, CREATIVO, PARTECIPATIVO E SOLIDALE” e poi nel 2021, a Taranto, sul tema dell’ambiente: “IL PIANETA CHE SPERIAMO, Ambiente, lavoro, futuro #tuttoèconnesso”, riprendendo l’enciclica di Papa Francesco, LAUDATO SI’ e lanciandola per il nostro territorio.
In questa assemblea c’erano mille persone, che hanno visto la città di Taranto e dicevano: “pensavamo di trovare una città depressa, psicologicamente depressa – come si dice qui: “accisa!”(ride) – e invece no! Abbiamo trovato una città bella”. Perché questo è stato il mio pensiero: contro l’immagine di Taranto agonizzante. Perché questo non serve, se tu sei agonizzante, significa che tu stai per morire. Invece no, ci dobbiamo rimboccare le maniche e lavorare. Mille rappresentanti delle diocesi italiane di cui 96 vescovi, un concilio. Poi 120 tra sacerdoti e diaconi, 300 giovani; avevamo chiesto alle diocesi di inviare nelle loro commissioni delle donne, 300 donne. Una cosa fortissima, e c’è stato il momento conclusivo, quello della celebrazione eucaristica alla Concattedrale progettata da GIO PONTI, trasmessa da RAI UNO. Per cui l’immagine di Taranto che ne è venuta fuori è un immagine in salute, viva; con delle ferite profonde però che può camminare».
Adesso qual è la situazione nella questione ambientale e occupazionale?
«Adesso la situazione, diciamo così, è proprio a un livello cruciale, dove bisogna cambiare rotta nella questione ambientale; cioè chiudere la produzione industriale fatta con il ciclo del carbone, introducendo quelle fonti non inquinanti come i forni elettrici, a gas, idrogeno, salvaguardando così anche l’occupazione. Qualcuno dice: “ma ci vogliono dieci anni per farlo” Dieci anni? L’importante è cominciare, dare un segnale di inversione di rotta. Questo è indispensabile, perché Taranto non ne può più. Dobbiamo dare dei segnali».
A che punto è la transizione del siderurgico tarantino?
«C’è questa transizione dalla proprietà totale di Arcelor Mittal alle Acciaierie Italiane, con una grossa componente dello Stato. Quel cambiamento di rotta di cui parlavo prima, potrà essere possibile anche grazie al contributo dell’Europa con il PNRR, con gli investimenti che ci sono. Solo così per una Taranto ferita ci potrà essere una grande opportunità di cambiamento».
Eccellenza, siamo a Paolo IV, quartiere definito da molti una catacomba sociale. Quale iniziative bisogna intraprendere per portare alla gente l’annuncio di salvezza, il kerigma?
«Innanzitutto valorizzare le parrocchie, ci sono tre parrocchie e tutte e tre in buona salute. San Massimiliano Kolbe, il Corpus Domini… Qui nella parrocchia del Corpus Domini c’è una presenza caritativa, attiva, intensa; con una formazione catechetica buona, la presenza delle suore… Poi c’è anche l’altra parrocchia di Santa Maria del Galeso, la più antica, ben organizzata, missionaria… Poi si sta costruendo la chiesa nuova di San Giuseppe Moscati, con il contributo della CEI, un altro luogo di evangelizzazione ma anche di socializzazione. Le parrocchie sono l’unico punto di riferimento sociale che creano una vita alternativa alle fragilità che ci sono, al degrado ambientale. C’è tutta una speranza, perché la gente che ci abita è gente disponibile e il lavoro lo vediamo nelle parrocchie. Certo bisogna venire incontro alle fragilità che noi troviamo. In questo quartiere poi abbiamo messo una statua di Paolo VI, in ricordo dei 50 anni di quando è venuto qui, il Natale del 1968. Un punto di riferimento, perché Paolo VI è stato previdente e Giovanni Paolo II, quando è venuto a Taranto ha detto: “attenzione alla questione ambientale” e non l’hanno sentito. Sono questi i messaggi della Chiesa nella sua missione profetica, valorizzando l’unità tra la gente, incominciando proprio dall’unità nelle parrocchie. I sacerdoti che ci sono li ritengo bravi, dedicati e su questo si potrà lavorare e costruire anche una educazione, dei bambini e dei ragazzi, alla socialità, all’educazione, alla cura dell’ambiente e alla cura dei rapporti interpersonali».
Cosa pensa dei ragazzi che vanno via da Taranto?
«È un altro punto su cui insisto molto: bisogna frenare l’esodo dei giovani che vanno a studiare fuori e rimangono fuori. Questo perché qui non hanno opportunità, allora cercare di creare opportunità, valorizzazione qui i loro talenti».
Abbiamo visto anche l’attenzione che ha avuto alla pietà popolare di Taranto.
«Si, è vero. Ho voluto sviluppare questa pietà popolare. I Riti della Settimana Santa continuano ad esserci, sono stati rinvigoriti. I padri spirituali formano, non è solo uscire in processione, c’è tutto un anno di preparazione che i padri spirituali fanno con la gente. Li preparano, li confessano, momenti forti, grandiosi».
Come ha vissuto il tempo del Covid?
«È stato un momento di sofferenza per me. Non si poteva fare la processione dell’Addolorata, dei misteri. Io sono andato nella chiesa di San Domenico, ho portato la statua della Madonna sulla spalla, con la stanga, mi sono affacciato alla porta e ho benedetto la città. E fuori c’era la gente che mi seguiva ed era tutta commossa. La Vergine madre che soffriva per noi, insieme a noi e ci dava speranza».
Un barese che entra nel cuore dei tarantini è una rarità (il vescovo ride e annuisce). Taranto ricorda anche quando lei ha ripristinato il santuario della Madonna della Salute, nella città vecchia.
«Quando l’ho scoperto, sono andato a visitarlo e l’ho trovato chiuso. Ho chiesto da quanti anni fosse chiuso. Mi hanno risposto da più di venti anni. Non è possibile! Una basilica romana bellissima. Allora mi sono messo con i miei collaboratori a cercare bandi, per ottenerei contributi disponibili per restaurare un punto di riferimento bellissimo, preziosissimo per la città».
Eccellenza, la ringrazio a nome di EasyNews24 per la disponibilità e per quello che ci ha raccontato.
«Grazie a voi, vi benedico di cuore».
BIOGRAFIA DI MONS. FILIPPO SANTORO
Nato a Bari – Carbonara il 12 luglio 1948, é stato ordinato Sacerdote nell’Arcidiocesi di Bari il 20 maggio 1972.
Ha conseguito il Dottorato in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma nel 1974, con la tesi : “La Comunità, Condizione della Fede”, pubblicata dalla Jaca Book.
Nel 1975 si é Laureato in Filosofia nella Università Cattolica Sacro Cuore di Milano.
Nel 1984 é andato in missione in Brasile come Sacerdote “fidei donum” nell’Arcidiocesi di Rio di Janeiro.
Dal 1988 al 1996 è stato Responsabile per il Movimento Ecclesiale Comunione e Liberazione nell’ America Latina.
Ha partecipato come “perito-teologo” alla IV Conferenza Generale dell’Episcopato Latino-Americano di Santo Domingo, dal 12 al 28 ottobre 1992.
É stato ordinato Vescovo Ausiliare di São Sebastião di Rio di Janeiro il 29 giugno 1996.
Nella Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), ha fatto parte della Comissione Episcopale per la Dottrina della Fede ed é stato membro del Consiglio Permanente.
Ha partecipato come membro della Delegazione della Santa Sede nel giugno del 1992 alla Conferenza Mondiale sull´Ambiente (Eco ’92), organizzata dalle Nazioni Unite a Rio de Janeiro.
Su indicazione della Congregazione per l’Evangelizazione dei Popoli, é stato Visitatore Apostolico dei Seminari di Mozambico nell’agosto 2003 e del “Vicariato Apostolico” San Miguel de Sucumbios in Ecuador nel 2009.
Naturalizzato nella Repubblica Federativa del Brasile nel 2002.
Ha ricevuto la piú insigne onorificenza dello Stato di Rio de Janeiro ”Medalha Tiradentes” nel 2002.
L’11 luglio 2004 é stato nominato Vescovo Diocesano di Petropolis (Rio di Janeiro) e Gran-Cancelliere dell’Università Cattolica di Petropolis.
Ha partecipato alla V Conferenza Generale dell’Episcopato Latino-Americano a Aparecida dal 13 al 31 maggio 2007.
Presidente onorario della Rivista Internazionale di Teologia e Cultura “Communio” del Brasile.
Ha partecipato alla XII Assemblea Generale Ordinaria dello Sinodo dei Vescovi, “La Parola di Dio nella Vita e nella Missione della Chiesa”, svoltasi a Roma dal 5 al 26 ottobre 2008.
Vescovo animatore dell´ azione pastorale dei Cattolici nell´Azione Política dello Stato di Rio de Janeiro dal 1999.
Nella Conferenza Episcopale dello Stato di Rio de Janeiro è anche Vescovo animatore della Pastorale dell´Educazione e della Pastorale dell´Insegnamento della Religione.
Presidente dell´organismo ecumenico CONIC-RIO, Consiglio Nazionale delle Chiese Cristiane di Rio de Janeiro, dal 2002 al 2007.
Cittadino Onorario della Cittá di Rio de Janeiro dal 24 aprile del 2003.
Cittadino Onorario di Petrópolis dall´8 di giugno del 2005, ricevendo anche la “Medalha Koeler”, che é la piú alta onorificenza della Cittá di Petrópolis il 1 dicembre del 2005.
Membro Onorario dell ´”Accademia Petropolitana di Lettere” dal marzo del 2008.
Membro della “Associazione Culturale dell´Archivio Nazionale” del Brasile dal 14 settembre 2009.
Ha ricevuto la “Medaglia al Merito Legislativo” della Camera dei Deputati di Brasilia l´11 novembre 2009.
Membro della “Academia Brasileira de Filosofia”, dal 26 dicembre del 2009.
Ha dato origine al Movimento Pro-Petrópolis per la ricostruzione delle aree devastate dall´alluvione del gennaio 2011, riunendo varie entitá della societá civile.
Il 21 novembre 2011 è stato nominato Arcivescovo di Taranto. Il suo ingresso in Arcidiocesi è avvenuto il 5 gennaio 2012.
Il 29 giugno 2012, solennità dei Santi Pietro e Paolo, ha ricevuto il pallio dalle mani di papa Benedetto XVI.
Il 18 settembre 2012 è stato nominato padre sinodale della XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi “La nuova evangelizzazione per la trasmissione delle fede cristiana”.
Il 7 novembre 2013 ha promosso un Convegno sulla questione Ilva dal titolo “AMBIENTE, SALUTE, LAVORO: UN CAMMINO POSSIBILE PER IL BENE COMUNE”.
Il 6 febbraio 2014 è nominato da Papa Francesco consultore del Pontificio Consiglio per i Laici.
Il 20 maggio 2015 è eletto dall’Assemblea Generale della CEI Presidente della Commissione Episcopale per i Problemi sociali e il Lavoro, la Giustizia e la Pace.
PUBBLICAZIONI
“La Comunità Condizione della Fede”, Ed. Jaca Book, Milano, 1977.
“L’Eucaristia nella Vita della Comunità Cristiana”, Ed. CL, Milano, 1981.
“A Verdade do Homem e as Razões de sua Esperança”, Escola de Doutrina Social, Vol I, Ed Companhia Ilimitada, São Paulo 1989.(organizador).
“A Cultura da Solidariedade”, Escola de Doutrina, Vol II, Ed. Companhia Ilimitada, São Paulo 1990 (Organizador).
“500 Anos de Evangelização. Partir novamente de um fato e de uma presença. Jesus Cristo ontem, hoje e sempre. (Heb 13,8)”, Ed. Companhia Ilimitada, São Paulo 1992.
“Estética Teológica: A Força do Fascínio Cristão”, Ed. Vozes, Petrópolis, 2008.
E molti articoli tra i quali segnaliamo:
“Santo Domingo: La Novedad de un Método”, in: “Communio” Ed. Española. (n.1, enero-febrero ’93) pp. 31-45. Ediciones Encuentro, Madrid 1993.
“Fides et Ratio. A audácia da Razão e o fascínio da Fé” em: Revista Eclesiástica Brasileira, REB (233), Março 99, pp. 30-41.
“O Desafio da Razão: Percorrer a distância entre a Realidade e o Mistério” em: Hoffmann, A., Bueno, J.-L., Massimi, M. (Organizadores), Percorrer distâncias: um desafio para a razão humana, Ed. USP, Campus Ribeirão Preto – Companhia Ilimitada, SP, 2001, pp. 65-82.
“A Igreja como Sacramento. Símbolo, memória e evento” em: Revista Eclesiástica Brasileira ,REB, (205), 2003, pp. 258-277.
“A pneumatologia de São Paulo” em Coletânea (Revista de Filosofia e Teologia da Faculdade de São Bento do Rio de Janeiro), ano VII, fasc. 13, 2008, pp. 63-83
“O Ensino Religioso: Identidade e Pluralismo” em: Revista “Communio” Ed. Brasileira, nº 86, 2003, pp. 3-18;
“A Via Pulchritudinis e a Nova Evangelização na América Latina” em Revista Eclesiástica Brasileira, REB, (261), 2006, pp. 64-88
“O Sínodo dos Bispos: A Palavra de Deus na vida e na missão da Igreja” em: Revista “Communio” Ed. Brasileira, nº 100, out./dez 2008, pp. 1195-1210
“Dall’ Essere alla Funzione: per la Missione”em Sacrum Ministerium, Congregatio pro Clericis, 1-2/2010, pp. 73-94
“A Palavra do Senhor, Comentário e destaques à Exortação Apostólica pós-Sinodal do Papa Bento XVI” em Revista Eclesiástica Brasileira, REB (283), julho 2011, pp. 606-618.
Be the first to comment on "INTERVISTA ESCLUSIVA A MONS. FILIPPO SANTORO ARCIVESCOVO DI TARANTO. “HO MOLTO SOFFERTO PER TARANTO”"